NAPOLI – Il centrodestra si avvia verso la vittoria alle elezioni regionali in Sardegna, com’è già successo in Abruzzo. Questo sembra voler dire che, sui territori, Fi, Fdi e Lega riescono a spuntarla sugli avversari del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle. I problemi nascono quando le elezioni non sono amministrative. In Europa, dopo il voto di fine maggio, è probabile che Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si troveranno chi in maggioranza e chi in opposizione, così come è già successo in Parlamento. La Lega è al governo, Fi all’opposizione. A fare il punto con Cronache sull’attuale stato di cose, con lo sguardo rivolto ai prossimi appuntamenti elettorali è il vicepresidente del consiglio regionale di Fi Ermanno Russo.
Consigliere, il centrodestra unito vince, ma questo sembra non bastare agli ‘amici’ della Lega che continuano a mantenere il piede in due scarpe: a Roma con i 5 Stelle e sui territori con voi. Crede che alla lunga questo possa penalizzarvi? In che modo?
Oramai è palese che esiste una maggioranza di fatto in questo Paese, che tuttavia tarda a manifestarsi formalmente perché prigioniera della retorica del nuovismo che guida, in questo preciso momento, lo storytelling della politica italiana. Lo schieramento di centrodestra, comunque denominato, è in grado di raccogliere oggi in Italia risultati ampiamente maggioritari. Abruzzo docet. Non credo che un’esperienza di governo nazionale, assolutamente transitoria, come quella che vede Lega e Cinque Stelle insieme per ragioni contingenti possa far pensare ad una soluzione politica per l’Italia. Se il Colle avesse scelto di conferire il mandato al centrodestra per formare un nuovo esecutivo, la cui coalizione ha sfiorato l’autosufficienza in Parlamento, a quest’ora staremmo parlando di altro.
Forza Italia è lontana dalle grandi vittorie di un tempo, anche in Campania, i sondaggi vi danno al 10%. Cosa è cambiato? Perché l’elettorato si è distaccato da Fi?
Noi crediamo che buona parte dell’elettorato moderato non si sia per niente recato alle urne alle ultime Politiche. C’è stato un ricambio tra coloro che hanno esercitato il diritto di voto: chi prima disertava le urne per disinteresse oggi non soltanto vota ma appare tifoso di soluzioni spot e di convenienza. Viceversa, chi esercitava prima il proprio voto con raziocinio e ragionevolezza ha preferito starsene a casa perché disgustato da anni di governi non eletti. Se scende la percentuale di votanti appartenenti alla parte sana, moderata, lungimirante del Paese è fisiologico che ne perdano i partiti radicati, poco inclini a proposte roboanti, piuttosto che i populisti, che – di contro – si nutrono di protesta e rabbia.
Che tipo di campagna elettorale crede si debba fare al Sud in vista delle prossime elezioni per evitare che la Lega vi sorpassi anche in Europa?
Non è un problema di sorpassi ma di buonsenso, un elemento che in questo momento non è, diciamolo pure chiaramente, tra le priorità degli italiani. Si agita la clava mediatica per conquistare un consenso easy e fine a se stesso. Forza Italia continuerà, con Silvio Berlusconi, a ragionare di obiettivi possibili e non di rivoluzioni oniriche ed irrealizzabili. Poi saranno i nostri concittadini a decidere se disporre di una valvola di sfogo tout court è ancora la loro priorità assoluta oppure si può prendere atto del fallimento delle politiche dei Cinque Stelle e tornare a ragionare di cose serie.
Tra un anno si terranno le Regionali. Crede che il centrodestra esisterà ancora? In che forma?
Lo scenario che si delinea sembra piuttosto chiaro. Il centrosinistra, con la sua idea di amministrazione fondata sul potere per il potere, ha fallito. L’opposizione del Movimento Cinque Stelle, urlata e fatta di bagarre e altre azioni eclatanti a favore di telecamera, parimenti, ha fallito. Il modello che resta in piedi è quello del centrodestra. Un centrodestra reduce da un’esperienza di governo regionale credibile, con risultati certificati e tante conquiste dell’allora giunta presieduta da Stefano Caldoro, che ancora oggi consentono, in alcuni settori, alla Regione di campare di rendita. Il quadro appare dunque abbastanza chiaro. Resta tuttavia un problema, che attiene alla stridente dicotomia tra suggestione e realtà, alla rappresentazione obbligata, e obbligatoria, del nuovismo, cui alcune forze politiche devono giocoforza far ricorso in chiave anti-retorica per legittimare il distacco dal passato. Come se quest’ultimo, il passato, fosse negativo a tutti i costi. Del resto, è su tale pregiudizio che si fonda il mito del cambiamento. Tuttavia, il centrodestra esisterà eccome tra un anno alle Regionali. Questa, forse, è l’unica certezza della politica italiana.
Appoggereste in Campania un candidato di Fdi o della Lega? Crede sia ipotizzabile come soluzione?
Qui non si tratta di lottizzare il futuro del centrodestra ma di mettere su una coalizione omogenea, in grado di esprimere una proposta politica organica e credibile. Chi dovrà poi interpretarla questa proposta politica sarà argomento di dibattito presso il tavolo nazionale, anche se immagino che la governance regionale potrà dire la sua. Serve un candidato presidente che rappresenti un valore aggiunto e faccia fare un salto di qualità a tutta l’alleanza.
Lei correrà per un nuovo mandato in Consiglio regionale o ha altre ambizioni?
Sono a disposizione del mio partito. Se il partito dovesse ritenere utile il mio contributo e la mia esperienza non mi tirerò indietro.