ROMA – Un vero e proprio polverone mediatico quello sollevato da Beppe Grillo, fondatore del M5S, che con un video pubblicato sui social ha preso le difese del figlio Ciro dalle accuse di stupro. Uno spettacolino che non è passato inosservato ai familiari della presunta vittima della violenza sessuale di gruppo avvenuta, secondo la Procura di Tempio-Pausania, nel luglio 2019 in Costa Smeralda. “Il video di Grillo è una farsa ripugnante”, hanno tuonato i genitori della ragazza tramite il loro avvocato Giulia Bongiorno. Secondo i parenti della presunta vittima Grillo “cerca di trascinare la vittima sul banco degli imputati, cerca di sminuire e ridicolizzare il dolore, la disperazione e l’angoscia della vittima e dei suoi cari sono strategie misere e già viste, che non hanno nemmeno il pregio dell’inedito”.
La posizione di Amnesty International
Non si contano le reazioni al video del leader dei pentastellati. Sul caso è intervenuta anche Amnesty International: “Sulle denunce di stupro si pronuncia la giustizia. Ma ancora una volta, amplificato dalla popolarità dell’autore e dalla potenza dei social, si ripresenta lo sconcertante fenomeno del victim blaming. La colpa dello stupro non è mai della vittima ma dello stupratore!”, ha scritto in un tweet l’organizzazione internazionale che lotta contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani nel mondo.
Le dichiarazioni della compagna di Beppe Grillo e le scintille con Maria Elena Boschi
Anche Parvin Tadjik, compagna di Beppe e mamma di Ciro Grillo, ha fatto un’uscita pubblica sulla questione. Sempre sui social, ma non con un video o un posto, bensì con un commento a un post al veleno di Maria Elena Boschi: “C’è un video che testimonia l’innocenza dei ragazzi – ha scritto la donna – dove si vede che lei è consenziente, la data della denuncia è solo un particolare”. Una risposta all’affondo della deputata di Italia Viva, che lunedì pomeriggio aveva speso parole forti verso Grillo: “Dovrebbe vergognarsi, usa il suo potere per assolvere il figlio: è scandaloso”.
La stessa Boschi stamattina ha invece replicato alla Tadjik: “Io non faccio il processo sui social, gentile signora. Le sentenze le decidono i magistrati, non i tweet delle mamme. Questo modo di concepire la giustizia, giocandola sui social e non nelle aule di tribunale, è aberrante. Ed è ciò che suo marito Beppe ha sempre fatto con i suoi seguaci: si chiama giustizialismo. Io invece aspetto e rispetto le sentenze, come tutti i cittadini. Per me suo figlio Ciro è innocente fino a sentenza passata in giudicato. Suo marito Beppe invece è colpevole di aver creato un clima d’odio vergognoso. Odio contro di me, contro mio padre, ma soprattutto contro tanti italiani che non possono difendersi perché privi della stessa visibilità di suo marito. Giustizia, non giustizialismo”.