Imane Fadil, negativi i test tossicologici

Per chiarire le cause del decesso di uno dei test chiave del processo Ruby bisogna aspettare l'autopsia

Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace Nella foto Imane Fadil e Marysthell Polanco dentro l'aula del Tribunale di Milano in occasione del Processo Ruby ter a carico di Silvio Berlusconi

MILANO – Nel referto tossicologico non è stato rilevato alcun metallo. Negativi anche i test sui veleni più comuni come l’arsenico E’ quanto dichiarato direttore del Centro, Carlo Locatelli, che ha confermato che “campioni biologici della paziente sono stati inviati al centro dall’ospedale in cui si trovava ricoverata, per esami e consulenza tossicologica. È stato richiesto il dosaggio dei metalli, ossia la loro individuazione in liquidi biologici, attività che è stata effettuata, e il cui esito è stato trasmesso alla struttura che lo aveva richiesto. Esito che era ed è evidentemente protetto da privacy”.


Scongiurato l’avvelenamento?

Quanto alle notizie di un sospetto avvelenamento da sostanze radioattive, Locatelli ha precisato che il suo centro “non identifica radionuclidi e non effettua misure di radioattività”. L’ipotesi quindi non è esclusa e certamente non è desumibile dai test eseguiti a Pavia.



Si attende l’autopsia

A fare luce sulla misteriosa morte di Fadil saranno solo gli esiti dell’autopsia che avverrà tra mercoledì e giovedì alla presenza di un pool di consulenti nominati dai pm e guidato dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo. Entrata all’Humanitas il 29 gennaio, la modella lamentava gonfiori, dolori all’addome, vomitava, e presentava un quadro clinico molto complicato. Dopo una prima valutazione è stata subito trasferita in terapia intensiva, dove sono iniziati tutti gli accertamenti possibili, tanto che una delle diagnosi, poi scartata, è stata quella di ‘lupus’, una malattia cronica di natura autoimmune che può colpire diversi organi e tessuti del corpo.



Le sue paure

Andava ripetendo negli ultimi mesi a chi conosceva bene che aveva ancora “molte cose da dire” sulle serate a luci rosse ad Arcore, lei che era diventata già otto anni fa una delle grandi accusatrici di Silvio Berlusconi nel caso Ruby. In più, Imane Fadil, ,appariva anche “molto sospettosa”, stando ai racconti di coloro che le sono stati più vicini nell’ultimo anno, quando continuava a chiedere “giustizia”, dopo aver subito più tentativi di corruzione, e giudicava “scandalosi” i rinvii in serie del processo Ruby ter per corruzione in atti giudiziari.

“Mi hanno avvelenata”

E se una decina di giorni prima di morire disse ai medici dell’Humanitas che aveva paura di essere stata “avvelenata”, nei mesi scorsi temeva anche di essere “controllata”, sempre stando a quanto riferito da suoi conoscenti.


Il peggioramento

Trasferita in rianimazione, dopo essersi aggravata, e sottoposta a sedazione farmacologica, la ragazza è poi migliorata e riportata nel reparto di Medicina generale. Qui, dopo aver confessato il timore di essere stata avvelenata, sono stati effettuati gli accertamenti tossicologici di base, ai veleni più comuni e alle sostanze stupefacenti per capire se avesse assunto qualche droga ‘mal tagliata’. Accertamenti che hanno dato esito negativo. Visto il progressivo aggravarsi delle condizioni di Fadil e il decadimento progressivo degli organi, i medici hanno quindi deciso di tentare la strada delle analisi del dosaggio su cinquanta metalli al Centro di Pavia. Gli esiti, però, sono arrivati il 6 marzo, sei giorni dopo il suo decesso.


Il libro sul bunga-bunga e la testimonianza

Nel frattempo, stava scrivendo un libro sul bunga-bunga nel quale, però, in una sorta di deriva spirituale avrebbe parlato anche, come ripeteva, di “Lucifero e del Male”. Lei che, invece, dalla Corte d’appello di Milano nelle motivazioni della sentenza (del maggio dello scorso anno) d’appello “bis” sul caso Ruby bis, imputati Emilio Fede e Nicole Minetti, è stata ritenuta una testimone credibile.

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