ARZANO – Si erano presentati in quattro, forti del gruppo che hanno alle spalle, il clan della 167 di Arzano, la mala delle palazzine popolari smantellata il 25 aprile dell’anno scorso al termine di un maxi blitz. Ma Pasqua era alle porte e il clan, si sa, va a bussare alle porte degli imprenditori locali in cerca di liquidità per “le famiglie dei carcerati”, la solita formula quando si tratta di estorsione. Di contro, però, il coraggio di un imprenditore che, nonostante la paura e il timore di ritorsioni, ha deciso di ribellarsi alle logiche criminali.
L’ordinanza
La Dda ha invocato e ottenuto l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro uomini ritenuti affiliati al clan della 167 di Arzano. Venerdì la svolta, quando la polizia di Stato ha dato esecuzione al provvedimento. Da ormai quattro giorni si trovano dietro le sbarre Antonio Alterio, alias ’o sceriffo, 28 anni (ferito nel marzo dell’anno scorso durante un agguato), Salvatore Lupoli, suo coetaneo, Giuseppe Bussola, di appena 21 anni e fino all’altro giorno sconosciuto ai database delle forze dell’ordine. Quando gli agenti della polizia di Stato hanno eseguito il blitz, agli atti risultava irreperibile il quarto uomo, Davide Pescatore, considerato uno dei ras emergenti della malavita arzanese. Alterio, Lupoli, Bussola e Pescatore sono ritenuti gravemente indiziati del reato di tentata estorsione continuata aggravata dal metodo mafioso.
Le indagini
L’attività investigativa effettuata dagli agenti Squadra Mobile di Napoli e del commissariato di Frattamaggiore con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia ha consentito di accertare come gli indagati, a partire dallo scorso 26 marzo, avrebbero posto in essere condotte estorsive in danno del titolare del noto bar Bellagio in via Enrico Medi, pretendendo il pagamento di una quota estorsiva di 2mila euro mensili da versare per “gli amici di Arzano”. Un messaggio che imprenditori ed esercenti di Napoli e provincia conoscono tristemente bene: quando qualcuno chiede soldi per “gli amici”, sta chiedendo il pizzo, nel caso di Arzano la ‘tassa’ di Pasqua.
Le accuse
Alla luce degli elementi probatori raccolti dai predetti uffici investigativi supportati dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, la locale Direzione distrettuale antimafia ha chiesto e ottenuto il provvedimento restrittivo a carico di tutti gli indagati, per il reato di tentata estorsione continuata, aggravata dal metodo mafioso perché commessa al fine di agevolare il clan della 167 di Arzano, egemone in quel territorio e di cui gli indagati sono tutti affiliati. Si diceva del maxi blitz del 25 aprile: a distanza di quasi un anno, il clan – secondo la Dda – dimostra di essere vivo e di essersi riorganizzato.
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