Oggi ultimo giorno per Imu-Tasi, si paga metà dell’imposta 2017

ROMA – Mani al portafogli. Oggi scadono i termini per regolarizzare i pagamenti dell’imposta del 2017 dell’Imu e Tasi: Una proroga di due giorni in più perché la scadenza tradizionale del 16 cadeva proprio di sabato. Dalle tasche degli italiani passeranno alle casse dei comuni ben 10 miliardi di euro. Previsto dalla legge di Stabilità del 2016 alla legge di Bilancio del 2018 un blocco agli aumenti di aliquota delle amministrazioni comunali che in molti casi hanno già raggiunto la soglia massima.

Chi paga e chi no

Sono chiamati a pagare l’Imu e la Tasi i proprietari e i titolari di diritti reali sugli immobili, con esclusione dei proprietari di prima casa che dal 2017 non pagano nemmeno la Tasi. Rientrano comunque nella tassazione le ‘prime case’ di lusso delle categorie catastali A/1, A/8 e A/9. L’appuntamento vale anche per gli affittuari solo se l’immobile non è utilizzato come prima casa. Si paga anche sui terreni, ma non su quelli agricoli. L’imposta relativa all’alloggio del portiere e delle parti comuni è versata dall’amministratore di condominio e addebitata ai singoli condomini.

Quanto si paga

La prima rata dell’Imu e della Tasi per il 2018 è, in molti casi, facile da calcolare. Per chi non ha registrato cambiamenti rispetto al 2017, basterà pagare il 50% dell’imposta versata l’anno precedente. Ma bisogna tener conto che le imposte si pagano in base ai mesi reali di possesso (si considerano tali i periodi superiori ai 15 giorni): quindi se si è acquistato un immobile ad aprile, l’importo dovrà essere commisurato solo a tre mesi (e non a sei). Lo stesso vale per la base di calcolo: se il possesso o una modifica, ad esempio da prima a seconda casa, sono cambiati nel corso del 2017, sarà necessario ricalcolare l’imposta piena per l’intero 2017 e poi suddividerla a metà. E’ anche possibile pagare l’intero importo del 2018. Ma in questo caso bisogna tener conto delle aliquote e degli sconti adottati dai comuni nel 2018.

Immobili in affitto

Per gli immobili dati in affitto è previsto che una quota della Tasi, tra il 10 e il 30%, venga pagata dal conduttore se non la utilizza come prima casa: in ogni caso, quest’importo, anche se non dovuto o non pagato dall’affittuario, non va versato dal proprietario. Se il Comune non indica la quota dell’inquilino, questa si considera al 10%.

Gli sconti

Due sono le categorie di sconti previste in generale (alle quali i comuni possono aggiungere tipologie differenziate). La prima vale per gli affitti a canone concordato che possono abbattere l’imposta del 25%. La seconda è il dimezzamento dell’imposta nel caso in cui l’immobile viene concesso ai parenti in linea retta entro il primo grado che la utilizzano come abitazione principale. Ma per ottenere questo sconto è necessario che ci sia un contratto di comodato d’uso. In questo caso a pagare sarà il possessore perché per l’utilizzatore è un’abitazione principale.

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