MELITO – Il ciclone, quando passa, travolge tutto e tutti, nessuno escluso. Il ciclone giudiziario abbattutosi ieri mattina su Melito ha trascinato anche Emilio Rostan, padre di Michela Rostan, ex deputata della Repubblica italiana, che all’epoca dei fatti ascritti al padre sedeva in parlamento. Emilio Rostan viene descritto dai pm di Dia e Dda come il deus ex machina dell’organizzazione smantellata ieri mattina dai carabinieri. Un’associazione per delinquere che ha inquinato la tornata elettorale dell’autunno di due anni fa. Un vero e proprio burattinaio, l’uomo che ha sancito la salita al potere di Luciano Mottola, l’anello di congiunzione tra la politica e la malavita organizzata, tra futuri amministratori e consiglieri comunali e la camorra. Rostan è considerato dagli inquirenti promotore, organizzatore e sostenitore della coalizione elettorale collegata a Mottola, poi vincitore delle Amministrative dell’ottobre 2021. Ha agito, secondo l’accusa, come fa un regista: in sostanza è l’uomo che ha fatto eleggere sindaco Luciano Mottola, finito in carcere ieri, truccando le votazioni. Come? Sancendo un patto con i reggenti del clan Amato–Pagano e promettendo posti di lavoro in cambio di voti. Ad esempio, secondo l’accusa, un posto di lavoro ad Antonio Cuozzo nella società Blu Gas. Lo stesso Rostan vantava Rostan vanta conoscenze con imprese disposte ad assumere grazie anche buoni rapporti intessuti dalla figlia parlamentare (come lui stesso ha dichiarato) che poi sono diventati suoi: in una intercettazione ambientale 26 giugno 2021 quando fa riferimento ai rapporti della figlia con la ditta Ecoce.
L’imprenditore non era un candidato alla tornata elettorale, ma si occupò di avvicinare politica e camorra. Il collaboratore di giustizia Giuliano Pirozzi parla di Rostan come di un soggetto disponibile a sostenere gli interessi dei clan di volta in volta egemoni: Mallardo, Di Lauro e Amato-Pagano. La sua condotta si articola in diverse fasi: in primis, Rostan ha manifestato l’esigenza di acquisire la candidatura Luigi Ruggiero, detto Bacchettone, persona legata al clan influente nella 219. In quell’occasione, Rostan trovò più di un ostacolo quando i ras degli Amato-Pagano dichiararono la propria volontà di sostenere il candidato Nunzio Marrone, poi eletto consigliere di opposizione. Quindi, come si apprende dall’ordinanza firmata dal gip Isabella Iaselli, il padre dell’allora deputata trovò un accorto con il clan quando Marrone, candidato del clan nel 219, perse la possibilità accedere al ballottaggio e quindi Mottola, lo stesso Rostan e Rocco Marrone (poi presidente del Consiglio comunale), che sino a quel momento avevano presentato denunce per le pressioni esercitate dalla camorra, si allearono proprio con le medesime persone cui i cui comportamenti li avevano determinati a presentare denunce. Per gli incontri durante i quali studiare le strategie per determinare le elezioni, Rostan dava appuntamento ai vari indagati nello studio della figlia Michela, ubicato nel centro commerciale Il Molino: “Noi là stiamo tranquilli, non ci sta nessuno”, si sente dire all’imprenditore in un’intercettazione. Non solo elezioni comunali: Rostan viene indicato come “corruttore” in occasione delle elezioni dei consiglieri di Città metropolitana del marzo dell’anno scorso, quando – stando alle accuse mosse dall’antimafia nazionale e napoletana – “prometteva di procurare un posto di lavoro dapprima al cognato e poi a Massimiliano Grande, presso Eav o Municipia Spa, e consegnava, mediante emissione di due assegni bancari, la somma di 2mila euro a Grande, pubblico ufficiale, in quanto consigliere comunale del Comune di Melito, per compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio, consistito nell’esprimere il proprio voto per la lista ‘Grande Napoli’”. Rostan e Rocco Marrone, futuro presidente del Consiglio di Melito, avrebbero accettato, in relazione al turno di ballottaggio svolto a ottobre 2021, concedendo in cambio somme danaro, posti lavoro e altre utilità, la promessa del sostegno del clan Amato-Pagano formulata dagli esponenti del clan – Vincenzo Nappi e Giuseppe Siviero, che si avvalevano di Luigi Ruggiero, Carolina Mingacci e Antonio Cuozzo (individuati nella prima fase come candidati nelle liste sostegno di Nunzio Marrone) nonché di Rosario Ciccarelli. Tra i vari luoghi in cui gli indagati si davano appuntamento, spicca un autolavaggio di proprietà di Rostan: attività abusiva che lo stesso Rostan intendeva sanare in caso di vittoria di Mottola. Ma forse l’imprenditore pensava di essere ‘immune’ da indagini: come rivela un’altra ambientale, Rostan affermò che per le sue molteplici amicizie che spaziano dalla Dia al capozona di Melito, “se si tornasse votare in sei mesi, i voti sarebbero raddoppiati”.
Il patto con il ras degli Amato-Pagano
“Vincenzo Nappi è stato un mio operaio”. Ancora una volta, a Melito emerge la commistione tra politica, imprenditoria e camorra. Dal provvedimento si evince la conoscenza decennale tra Emilio Rostan e Vincenzo Nappi. Il primo è un noto imprenditore, nonché padre di un’ex deputata dalla Repubblica italiana; il secondo, alias ’o pittore, è stato un noto criminale dell’area nord, per qualche mese reggente del clan Amato–Pagano di Melito, fino al 23 gennaio di quest’anno, quando i killer lo hanno sorpreso all’interno dell’osteria ‘Gaetano e Teresa’, in pieno centro città, dove stava consumando il pranzo. Rostan vedeva in Nappi un uomo di fiducia. Lo reputava un “moderato” nella gestione del clan e quindi una persona con la quale si poteva discutere liberamente. Nappi, all’epoca delle elezioni, era il reggente del clan, si diceva. Scarcerato nell’agosto del 2020, ha gestito la cosca degli Amato-Pagano durante la latitanza di Salvatore Chiariello. Tra i suoi incarichi, quello di controllare il territorio, con l’incarico di gestire i rapporti con gli altri gruppi criminali, le attività estorsive e il mantenimento dei rapporti con gli esponenti politici, fino alla gestione dell’attuazione di patti politico-mafiosi stretti dal clan con le coalizioni che si sono fronteggiate in occasione delle elezioni comunali del 2021. Del caso dell’autonoleggio abusivo di proprietà di Rostan, stando alle indagini, si interessò anche lo stesso Nappi. Gli incontri e gli accordi tra i due sono stati accertati attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali. Non solo camorra di Melito, tra le frequentazioni di Rostan e Nappi: alla vigilia del ballottaggio tra Luciano Mottola e Dominique Pellecchia, l’imprenditore prese contatti con un esponente del clan Contini, Vincenzo Romano, il quale per il tramite di Rosario Martinelli ebbe il potere di concordare con Nappi il sostegno alla candidatura del sindaco Mottola.
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