TORINO – Hanno attraversato il Canale di Suez le ultime navi rimaste bloccate a causa dell’incagliamento della portacontainer Ever Given, che per una settimana ha ‘ostruito’ la principale arteria di collegamento commerciale tra Europa e Asia. Ad annunciarlo è stata l’Autorità del Canale di Suez (Sca). Per cui il tenente generale Osama Rabie ha dato notizia del viaggio effettuato dalle 61 imbarcazioni che ancora erano in coda, oltre che da altre 24 navi arrivate in seguito.
Almeno 422 imbarcazioni cariche di ogni merce erano rimaste bloccate quando la mastodontica portacontainer si era arenata di traverso nella via idrica che collega mar Mediterraneo e mar Rosso. Decisiva per il commercio globale. Altre imbarcazioni, per non attendere, avevano scelto di doppiare il capo di Buona Speranza, all’estremità meridionale africana. Con i suoi 400 metri di lunghezza, la Ever Given ha dato filo da torcere agli specialisti, che hanno lavorato per quasi una settimana per liberarla con ripetuti dragaggi e azione di rimorchiatori, aiutati dall’alta marea.
L’incidente
L’autorità per il canale ha dichiarato venerdì che l’indagine sull’origine dell’incidente, iniziata mercoledì, prosegue “bene” e “richiederà ancora due giorni, poi saranno divulgati i risultati”. L’Egitto ha intanto fatto sapere di aspettarsi un risarcimento di oltre 1 miliardo di dollari a causa del blocco. Mentre l’authority ha precisato che alla Ever Given e al suo carico da 3,5 miliardi di dollari non sarà permesso di lasciare il Paese, se la questione dei danni sarà portata in tribunale. La nave resta ormeggiata in uno dei laghi di contenimento del canale.
Il contenzioso legale
In un’intervista telefonica, il generale Rabie aveva detto che l’importo del risarcimento tiene conto dell’operazione di salvataggio, dei costi del traffico bloccato e delle tasse di transito perse. Il contenzioso legale sarebbe oltremodo complesso. Considerato che la nave è di proprietà di una società giapponese, gestita da uno shipper taiwanese e battente bandiera panamense.
Circa il 10% del commercio globale passa attraverso il canale lungo 193 chilometri, che consente a petroliere e navi portacontainer di evitare il lungo viaggio intorno al continente africano. Il giornale di navigazione Lloyd’s List stima che ogni giorno nel canale artificiale transitino merci per un valore di 9,6 miliardi di dollari. La chiusura senza precedenti ha minacciato di interrompere le spedizioni di petrolio e gas in Europa dal Medioriente. E ha sollevato timori, oltre che di ritardi prolungati e carenza di merci, anche di un aumento di costi per i consumatori.
(LaPresse)