Inchiesta ‘The Queen’. La Procura di Napoli chiede la condanna per 19 imputati coinvolti nell’appaltopoli regionale

Dietrofront della Dda sull’aggravante mafiosa: non va più contestata. Proposti 2 anni e 8 mesi per il costruttore Bretto

CASAL DI PRINCIPE – Appalti truccati, mazzette e i tentacoli della mafia casalese: erano questi i temi di ‘The Queen’, l’ indagine, coordinata dalla Dda di Napoli, che nel 2017 diede un pesante scossone alla Regione e a diverse realtà amministrative delle province di Napoli e Caserta. Quel lavoro degli inquirenti fece scattare 69 misure cautelari e solo ieri, a 7 anni di distanza dal blitz eseguito dalle fiamme gialle, si è tenuta la requisitoria del pubblico ministero Maurizio Giordano per gli imputati a processo nel filone napoletano (si sta svolgendo dinanzi alla settima sezione – uno dei vari generati da The Queen). Cosa ha chiesto il magistrato? L’idea che politici, tecnici e imprenditori finiti a giudizio avessero commesso gli illeciti per agevolare il clan dei Casalesi è stata accantonata. Le aggravanti mafiose inizialmente contestate sono state escluse e tutte le ipotesi di turbativa d’asta non potranno essere giudicate perché prescritte. Per l’unico imputato che risponde di associazione mafiosa, proprio in relazione a questa pesante accusa è stata proposta l’assoluzione: parliamo dell’imprenditore Mario Martinelli, assistito dai legali Giovanni Cantelli e Giuseppe Stellato. Mafia a parte, il pm, però, lo ha continuato a ritenerlo responsabile di corruzione e così ha invocato per lui 8 anni di reclusione.

Con Martinelli sono a processo altri 18 imputati che adesso si ritrovano a confrontarsi solo con l’accusa di corruzione. Il pm Giordano ha proposto 12 anni di reclusione per l’ingegnere di Posillipo Guglielmo La Regina, 2 anni e 8 mesi per Gianluca Battaglia, 50enne, 5 anni per Sergio Stenti, 78enne, e 4 anni per Umberto Perillo, 55enne, tutti di Napoli. Sei anni, invece, chiesti per Nicola D’Ovidio, ex sindaco di Riardo, 5 anni per Carlo Coppola, 71enne di Napoli, 2 anni e 8 mesi ciascuno per Pasquale Garofalo, 50enne di Aversa, e per Antonio Bretto, 50enne di Casal di Principe, 9 anni per l’ex assessore regionale Pasquale Sommese, 5 anni chiesti per Giuseppe Cristiano, 51enne di Brusciano, 2 anni e 8 mesi a testa per i partenopei Giancarlo Migliore, 51enne, e Alessandro Albano, 50enne, e per Paolo Stabile, 56enne di Aversa. Proposti 2 anni e 8 mesi a testa per Alessandro Gentile, 68enne di Maddaloni, Alfonso Setaro, 56enne di Portici, Mario Stefano D’Amico, 60enne, Pasquale Merenda, 66enne di Francolise, e Angelo Consoli, 76enne, ex consigliere regionale. Si torna in aula a ottobre per l’avvio delle arringhe dei legali. A comporre il collegio difensivo gli avvocati Cantelli, Edoardo Razzino, Stellato, Dario Mancino, Angelo Raucci, Saverio Campana, Angelo Mastromatteo, Alfonso Furgiuele, Vincenzo Gallo, Gustavo Pansini, Marco Campora, Paolo Trofino, Francesco Picca, Aldo Ugo Tagliaferro, Renato Jappelli, Luca Bancale, Giuseppe Ricciulli, Walter Mancuso, Rosa Russo, Vincenzo Maiello e Romeo Del Giudice.

Al centro del meccanismo incriminato dalla Dda ci sarebbe stato Guglielmo La Regina. L’ipotizzato sistema che il professionista avrebbe innescato, stando alla tesi della Dda, tra il 2014 e il 2016 ha manipolato numerosi appalti banditi da Comuni casertani, napoletani e da altri Enti pubblici campani. finanziati dalla Regione In cosa sarebbe consistito? Attraverso un giro di mazzette, con la compiacenza di tecnici e politici, i lavori finivano a ditte ‘amiche’. A novembre dell’anno scorso c’è stata la sentenza di primo grado per gli imputati a processo dinanzi al Tribunale di S. Maria Capua Vetere: 8 condannati e 19 hanno beneficiato della prescrizione.

Appalti truccati e corruzione: 8 condanne, in 19 beneficiano della prescrizione

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