Incidenti sul lavoro: dolore e polemiche per la morte di Lorenzo. Indagini a Roma sugli scontri

Mentre proseguono le indagini della procura di Udine sulla morte di Lorenzo Parelli, non si fermano le polemiche dopo l'ennesimo incidente sul lavoro, questa volta costato la vita a uno studente appena diciottenne.

ROMA – Mentre proseguono le indagini della procura di Udine sulla morte di Lorenzo Parelli, non si fermano le polemiche dopo l’ennesimo incidente sul lavoro, questa volta costato la vita a uno studente appena diciottenne. I genitori del ragazzo, schiacciato da una putrella nell’ultimo giorno di uno stage, chiedono giustizia e gli studenti si mobilitano, da nord a sud per avere più sicurezza e garanzie durante la cosiddetta alternanza scuola-lavoro.

“Da anni denunciamo che pcto e stage sono problematici – dice Luca Ianniello, rappresentante della Rete Studenti Medi, contattato da LaPresse -: introducono noi studenti allo sfruttamento e alla precarietà senza formarci davvero”. “La morte di un ragazzo è inaccettabile – prosegue -, a maggior ragione essendo avvenuta su un posto di lavoro durante quello che sulla carta dovrebbe essere un momento formativo”.

Ianniello giudica intollerabili gli scontri avvenuti domenica al Pantheon, a Roma, durante una manifestazione cui hanno partecipato circa duecento tra studenti e attivisti. Nel corso della protesta un gruppo ha provato rompere il cordone di polizia per muoversi, in corteo, verso il Miur, ma è stato respinto dalla polizia. Due ragazzi sono rimasti feriti, mentre sono in corso le indagini della polizia, anche attraverso l’analisi di video e fotografie.

Il presidio del Pantheon è stato organizzato da diversi movimenti, a partire da quello degli studenti ‘La lupa’. Hanno partecipato diverse scuole e organizzazioni studentesche come Osa, ma anche il gruppo Movimento di Lotta – Disoccupati ‘7 Novembre’.

Sulla tragica morte del diciottenne intervengono i sindacati con Angelo Colombini, segretario confederale della Cisl, che invita a non “demonizzare” il sistema di alternanza scuola-lavoro: “È una questione legata alla sicurezza sul lavoro, non al sistema duale o alla formazione professionale”.

“Il ragazzo aveva il casco e un tutor ed era inserito in un percorso ben preciso, ma è passato in un posto pericoloso”, spiega Colombini, che precisa come il responsabile di quel giorno non fosse lo stesso che aveva seguito il ragazzo durante l’arco dell’esperienza di formazione. Se questo sia stato causa di disattenzione da parte dell’azienda, “sarà la magistratura a dirlo”, conclude.

Di Alessandra Lemme

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