Incontro Conte-Siri. Il premier abbassa i toni: “Non sono un giudice”. Ma Di Maio spinge per le dimissioni e si scontra con Salvini

Il presidente del Consiglio chiamato ad esprimersi sulla posizione del sottosegretario della Lega per dirimere la 'querelle' interna al governo

Foto Filippo Attili / LaPresse in foto Giuseppe Conte

ROMA – E’ sempre più vicino il giorno del confronto tra il premier Giuseppe Conte e il sottosegretario della Lega Armando Siri, indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta sull’eolico. È stato lo stesso presidente del Consiglio a confermarlo direttamente dalla Cina da dove tornerà presto proprio per poter avere questo faccia a faccia. Forse si terrà già domani.

La posizione del premier Conte sul caso Siri

Che non porterà ad un giudizio nei confronti di Siri ma sarà appunto un semplice confronto. “Non è certo con l’approccio del giudice – ha detto Conte – che affronterò la vicenda. Sono d’accordo con Salvini e lo ribadisco: non sono un giudice”. Questo anche perché al momento non sono emersi atti concreti, come lo stesso premier li ha definiti, a carico del sottosegretario leghista: “I tempi della giustizia sono altri. Io ho fatto l’avvocato e mai fatto il giudice neppure prima. E non lo sono adesso”. Certo è che questo è l’ennesimo punto su cui Lega e M5S si troveranno ad affrontare e sul quale le posizioni, nonostante il garantismo del premier, sembrano assolutamente contrastanti. Perché se da un lato lo stesso Conte ha ribadito che sarà un confronto e non un giudizio, i pentastellati, con Di Maio in testa, hanno chiesto a più riprese, nei giorni scorsi, le dimissioni di Siri: “Conte dovrà spingerlo alle dimissioni. E lo farà, ne sono sicuro”.

Le parole di Matteo Salvini

Una presa di posizione naturalmente opposta rispetto a quella del suo ‘omologo’ Matteo Salvini: “Io aspetto la magistratura. Siamo in un Paese civile dove non si e’ colpevoli o innocenti in base a un’occhiata”. E dalla Cina, intanto, Conte ha sottolineato che non si farà condizionare da nessuno mentre sull’eventuale allontanamento del sottosegretario è stato chiaro: “Se mi dovessi convincere di questa soluzione non ci saranno alternative”.

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