CASTEL VOLTURNO – Un presunto passaggio di denaro avvenuto all’interno dell’auto. È questo l’episodio che ha spinto la Procura di Santa Maria Capua Vetere a disporre una serie di perquisizioni – eseguite ieri mattina – a carico di Pasquale Marrandino, sindaco di Castel Volturno, e di Daniele De Caprio, ingegnere casertano (originario di Cancello ed Arnone). Secondo gli investigatori, l’ipotizzata consegna dei quattrini sarebbe avvenuta l’8 marzo scorso proprio tra i due. Come? I carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta ricostruiscono che De Caprio, mentre era nella macchina del primo cittadino, una Jeep Renegade, avrebbe passato a quest’ultimo una scatola bianca, di quelle utilizzate per cavetti o piccoli accessori telefonici, all’interno della quale ci sarebbero stati i soldi. L’importo esatto non è stato definito, ma
i militari ritengono – per i riscontri da loro effettuati – che fosse certamente superiore ai 560 euro.
Le perquisizioni
Dietro questo episodio la Procura – guidata da Pierpaolo Bruni – ipotizza uno scambio legato agli appalti comunali. È in questo scenario che i pm Anna Ida Capone e Giacomo Urbano, titolari dell’inchiesta, contestano al sindaco e all’ingegnere il reato di corruzione. Il politico avrebbe agito sugli uffici per veicolare alcuni lavori al tecnico. Per verificare la fondatezza dell’ipotesi, i magistrati hanno disposto perquisizioni nell’abitazione di Marrandino, nella sua auto e nel suo ufficio. Controlli analoghi sono stati effettuati a casa di De Caprio, nel suo studio professionale, situato a Cancello ed Arnone, e nella sua autovettura. Perquisita anche l’abitazione di una trentaquattrenne ritenuta vicina all’ingegnere ma non indagata per corruzione. Obiettivo: individuare eventuali somme di denaro contante, oltre a requisire cellulari, computer e documenti utili all’inchiesta. Come sempre, gli indagati devono considerarsi innocenti fino a un’eventuale condanna definitiva. Siamo soltanto all’inizio della fase preliminare: ciò che oggi è ipotizzato potrebbe assumere contorni diversi man mano che l’attività investigativa procederà, fino a una possibile esclusione di responsabilità di chi oggi è inquisito.
Gli incarichi
Per ora si può dire che il capitolo ‘incarichi’ rappresenta il cuore dell’inchiesta. È lì che gli investigatori collocano il contesto nel quale leggere – e interpretare – il presunto scambio di denaro ripreso dalle microcamere. Analizzando gli atti amministrativi del Comune, i carabinieri hanno ricostruito una sequenza di incarichi affidati negli ultimi anni a Daniele De Caprio, incarichi che per la Procura delineerebbero un
rapporto professionale crescente e sempre più rilevante. Il primo passaggio risale alla precedente amministrazione, quando Pasquale Marrandino era assessore all’Ecologia. In quel periodo, l’ingegnere viene inserito nella short list comunale dei tecnici ed esperti, un elenco aggiornato a settembre 2023 e composto da 546 professionisti. Il mese successivo, proprio a De Caprio viene affidato un incarico delicato: quello di direttore dell’esecuzione del contratto per il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani, un ruolo chiave nella gestione
del maxi appalto quinquennale da oltre 25 milioni di euro. Compenso previsto per De Caprio? Circa 28mila euro per due anni.
Secondo la Procura, l’elemento ‘anomalo’ sta nella tempistica: l’incarico era vacante dal 4 luglio, ma l’ente avrebbe atteso l’aggiornamento della short list – quello in cui compare De Caprio – prima di procedere alla nomina, nonostante fossero disponibili centinaia di altri nominativi. Il rapporto tra l’ingegnere e il Comune non si interrompe con il cambio di amministrazione. Quando Marrandino diventa sindaco, De Caprio ottiene un secondo incarico, stavolta legato a un progetto simbolicamente importante per Castel Volturno: il recupero e la valorizzazione del waterfront del Parco Faber, un bene confiscato alla camorra. A lui viene affidato il collaudo tecnico-amministrativo dei lavori, individuato tramite il MePA, per un compenso di poco superiore ai 15mila euro.
Il contesto
Per gli inquirenti, è dentro questo intreccio di ruoli, affidamenti e scelte amministrative che va collocato il presunto incontro dell’8 marzo 2025 tra Marrandino e De Caprio, documentato dalle microcamere installate sulla Jeep del sindaco. Un tassello che, secondo la Procura, potrebbe legarsi a quel sistema di incarichi; un episodio che la difesa, al contrario, ritiene del tutto scollegato da ogni ipotesi corruttiva. È in questo intreccio di affidamenti, selezioni e scelte amministrative che gli inquirenti collocano il presunto incontro dell’8 marzo tra Marrandino e De Caprio, quando – secondo l’ipotesi accusatoria – sarebbe avvenuto il passaggio di denaro ora al centro dell’indagine. Adesso si tratta di capire se quella scatola bianca contenesse davvero una somma destinata a pilotare appalti comunali – e se si trattasse di un episodio isolato o di una pratica consolidata – oppure se le prossime mosse dell’inchiesta porteranno a escludere del tutto l’ipotesi corruttiva.
La scatola consegnata in auto e nascosta. La tesi dei pm: conteneva le banconote
La ricostruzione più delicata dell’inchiesta non si gioca sul singolo incontro dell’8 marzo, ma su ciò che accade nelle ore e nei giorni successivi, quando la telecamera nascosta nella Jeep del sindaco continua a registrare in silenzio ogni movimento all’interno dell’abitacolo. È in quelle sequenze, sostengono i carabinieri, che si manifesterebbe la natura – e il presunto significato – della scatola ricevuta da Daniele De Caprio. Una valutazione, è bene dirlo, che probabilmente sarà oggetto di contraddittorio nelle sedi giudiziarie.
È l’11 marzo che le immagini cambiano totalmente peso investigativo. Pasquale Marrandino è da solo in auto: si china sotto il sedile, recupera la stessa scatola riposta tre giorni prima e ne estrae due banconote da 20 euro. Non parla, non commenta: un gesto rapido, meccanico. Le microspie non colgono parole significative, ma l’audio registra il rumore della scatolina che si apre e quello – più leggero – della carta delle banconote.
Gli inquirenti segnalano altre due operazioni analoghe. La prima, il 10 marzo: la qualità delle immagini, però, non è impeccabile, ma la sequenza viene ritenuta coerente con l’apertura del pacchetto e il prelievo di denaro che il sindaco ripone poi nella tasca della giacca.
La seconda, che gli atti definiscono ‘inequivoca’, è del 12 marzo: Marrandino apre la scatola, conta una ad una le banconote, tra le 25 e le 26 da 20 euro ciascuna – quindi fra 500 e 520 euro – e le mette in tasca prima di lasciare l’auto. Un particolare che gli investigatori collegano al fatto che, in quella fascia oraria, il primo cittadino si trovi nei pressi della struttura frequentata dalla figlia.
È solo dopo questi tre momenti che gli inquirenti ritengono di poter affermare che la scatola contenesse più denaro di quello visto in video: le immagini mostrano infatti il sindaco richiudere il pacco con parte del contenuto ancora all’interno. Il valore complessivo, però, resta indeterminato.
Un’altra sequenza viene collocata la sera del 13 marzo, quando Marrandino torna a casa. La telecamera lo riprende mentre apre lo sportello, si china nuovamente sotto il sedile e prende la scatola, nascondendola sotto il giaccone. Secondo gli investigatori, è l’ultima volta che l’oggetto compare nella Renegade.
Un dettaglio che gli inquirenti ritengono significativo riguarda un’altra abitudine del sindaco: quella di custodire sotto il sedile un sacchetto bianco contenente l’incasso giornaliero del bar-tabacchi di famiglia, che poi porta nella sede dell’azienda casearia. Un comportamento che, sempre secondo la lettura della Procura, confermerebbe che sotto il sedile vengano riposte ‘cose di valore’. Si tratta, anche in questo caso, di un’interpretazione che dovrà resistere alle possibili spiegazioni alternative della difesa.
Altro elemento sul quale gli investigatori si soffermano è l’assenza di comunicazioni telefoniche dirette tra Marrandino e De Caprio: nessun contatto sulle utenze monitorate, a fronte invece di telefonate tra l’ingegnere e il dirigente comunale che gestiva gli atti tecnici. Per la Procura, ciò sarebbe coerente con un rapporto mantenuto ‘fuori linea’.
Ma anche questo punto potrà essere oggetto di contestazione.
Nell’ultima parte della ricostruzione, la Procura integra le riprese interne con le immagini del sistema di videosorveglianza del Bar Pineta: il parcheggio defilato della Jeep, l’ingresso e l’uscita di Marrandino, l’arrivo della Fiat 500 di De Caprio – riconoscibile dalla capote rossa -, il breve scambio all’interno del locale e la salita dei due uomini sull’auto dove avviene la consegna. Un mosaico, sostengono gli investigatori, che acquista valore nel suo insieme più che nei singoli fotogrammi.
Resta ora da verificare se questo montaggio di immagini, rumori e movimenti possa tradursi in una prova solida: l’interpretazione degli inquirenti è chiara, ma la lettura alternativa – dall’uso lecito del denaro a un semplice prestito personale – resta una strada che la difesa potrà certamente percorrere. Sarà l’eventuale processo a determinare quale versione prevarrà.
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