GIACARTA – E’ guerriglia nelle strade di Giacarta, capiale dell’Indonesia, all’indomani dell’elezione di Joko Widodo alla presidenza del Paese. I sostenitori del candidato sconfitto hanno dato vita a violenti scontri che hanno portato alla morte di 6 persone e al ferimento di centinaia di manifestanti.
Indonesia, la guerra dei manifestanti: 6 morti, 200 feriti e decine di arresti
L’ufficializzazione della riconferma a presidente dell’Indonesia di Joko Widodo alle elezioni presidenziali dello scorso 17 aprile è avvenuta ieri sera. I festeggiamenti dei suoi sostenitori sono però stati interrotti da un’ondata di violenza che ha coinvolto le strade della capitale.
I seguaci del candidato perdente, Prabowo Subianto, hanno scatenato l’inferno. I facinorosi hanno dapprima dato fuoco a un dormitorio della polizia. Poi, armati di bombe molotov, hanno dato fuoco alle automobili parcheggiate nei dintorni scagliando gli ordigni contro i veicoli. Per le esplosioni e i successivi scontri con la polizia, 6 persone sono rimaste uccise. I feriti invece sono circa 200, come riferito dal governatore della capitale indonesiana, Anies Baswedan, dopo aver visitato l’ospedale Tarakan nel centro della città.
La polizia ha riferito di aver arrestato almeno 60 manifestanti.
L’ira del candidato sconfitto alle elezioni
Ad aizzare l’ira dei manifestanti è lo stesso Subianto. Il candidato sconfitto, ex generale, ha accusato il rivale politico di frode elettorale, annunciando che presenterà un ricorso davanti alla Corte costituzionale.
Prabowo è sul piede di guerra dall’inizio delle elezioni: fin dall’inizio della pubblicazione dei risultati parziali ha denunciato brogli, nonostante osservatori internazionali abbiano definito il voto regolare.
La campagna elettorale dell’ex generale ha fatto leva sul nazionalismo e sui conservatori islamici.
La tensione nella capitale dell’Indonesia, dopo gli scontri nella notte, è proseguita anche in mattinata. Diverse migliaia di persone hanno lanciato sassi e bottiglie molotov alla polizia, che ha risposto sparando palline di gomma e lacrimogeni.
Giacarta ora difende le sedi delle istituzioni con un massiccio schieramento di agenti: sono circa 32.000 gli uomini con veicoli a filo spinato e antisommossa pronti per eventuali nuovi scontri.