ROMA – Ad aprile continua a crescere, per il terzo mese di fila, la produzione industriale. Rispetto a marzo segna infatti un +1,6%, mentre aumenta del 4,2% sull’anno (al netto degli effetti di calendario) e del 2,0% sul trimestre. Lo riportano i dati diffusi oggi dall’Istat che, per il ministro della Pa Renato Brunetta, sono “una risposta ai catastrofisti” che invocavano lo spettro della recessione. Ma il passo indietro non c’è stato: “Non c’è affatto recessione, la produzione industriale va, le esportazioni corrono”, sottolinea il ministro.
L’indice destagionalizzato mensile infatti sale su base congiunturale per i beni intermedi (+2,0%), i beni di consumo (+1,6%) e l’energia (+1,4%), mentre i beni strumentali risultano stabili. Rispetto all’anno precedente, sono rilevanti gli incrementi che caratterizzano i beni di consumo (+11,3%) e l’energia (+4,7%), mentre rimane più contenuta la crescita per i beni intermedi (+2,6%) e i beni strumentali (+0,7%). I settori di attività economica che registrano gli aumenti tendenziali più ampi – osserva sempre l’Istat – sono le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+23,4%), la produzione di prodotti farmaceutici (+19,8%) e la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+9,4%). A flettere sono solo la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-2,3%), la fabbricazione di prodotti chimici (-1,5%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (-0,7%).
“Nonostante la guerra, il Paese tiene, la nostra economia tiene”, afferma ancora Brunetta, evidenziando che la capacità di tenuta è un frutto di un lavoro di squadra, che coinvolge le famiglie, le imprese, i professionisti, la classe politica, e il Governo “che sta facendo le riforme”. Dello stesso avviso Nomisma, che analizza i dati dell’Istituto, prendendo in esame anche i numeri sulle esportazioni delle regioni italiane, che nel primo trimestre 2020 mostrano una forte crescita su base attua, intorno al 23% circa, e congiunturale,con valori dal 9,3% del Sud al 8,1% del Nord-est, deducendone che “le difficoltà che attanagliano questo paese sono tante, reali e concrete, ma la forza del nostro sistema produttivo, al momento, è in grado di tenergli testa a tali”, come evidenzia Lucio Poma, capoeconomista della società di consulenza. Positivi anche gli analisi di Intesa Sanpaolo, che notano come “il manifatturiero italiano si sta dimostrando più resiliente del previsto allo shock bellico e inflazionistico”. Certo, in prospettiva “ci aspettiamo che l’attività manifatturiera possa comunque indebolirsi nei prossimi mesi, la produzione industriale potrebbe correggere già a maggio”, avverte Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche. Tuttavia, l’impatto del nuovo shock sembra “meno drammatico di quanto si temesse, almeno in questa fase”. Questo anche in virtù del fatto che è in atto “una tendenza alla ripresa nei servizi e nel commercio al dettaglio” che, insieme alla “fase ultra-espansiva nel settore delle costruzioni”, potrebbe “più che compensare la debolezza attesa per il settore manifatturiero”.
LaPresse