ROMA – Volano in alto i prezzi per i cittadini, trainati dall’impennata dei costi dell’energia. Un effetto a catena che si ripercuote sulle esigenze di tutti giorni: per esempio comprare da mangiare costa sempre di più; mai così tanto da quasi 40 anni a questa parte, quando nel 1983 si era arrivati a un incremento simile all’attuale.
Elementi economici con impatti sui gesti quotidiani delle persone, i dati diffusi dall’Istat che, nella sua stima, fissa per settembre l’inflazione a +8,9% su base annua, e l’indice nazionale dei prezzi al consumo (al lordo dei tabacchi) a un aumento dello 0,3% su base mensile.
L’inflazione galoppa. E almeno questo nuovo incremento sembra sia addebitabile soprattutto alla crescita dei prezzi del cibo piuttosto che a quelli dell’energia: “Questa volta – spiega l’Istat – non sono i beni energetici a spiegare (se non per le conseguenze che la loro crescita così ampia ha innescato) la nuova accelerazione dell’inflazione, ma sono soprattutto i beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati)”; seguono gli aumenti per i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona.
I prezzi del ‘carrello della spesa’ arrivano su base annua a un +11,1% a settembre 2022 (da +9,6%); cosa che non accadeva da luglio 1983 quando si registrò “una variazione tendenziale del +12,2%”. Il capitolo racconta di un’accelerazione dei prezzi che anche i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, e che passano da +7,7% a +8,5%.
La voce delle associazioni dei consumatori non si fa attendere. Per il Codacons si tratta di “uno tsunami economico senza precedenti”, con gli aumenti dei prezzi ritenuti una “stangata record da oltre 2.700 euro a famiglia, di cui 657 euro solo per la spesa alimentare. L’Unione nazionale consumatori osserva come l’inflazione stia “svenando gli italiani”, e chiede con urgenza “un nuovo bonus per le famiglie” per “coprire almeno quasi tutte le maggiori spese per mangiare e bere”. Ci saranno “ricadute pesantissime – dice Federconsumatori – per le famiglie e per l’intero sistema economico”. Di “ulteriore tassello negativo” parla Confcommercio che, analizzando la situazione, fa presente come lasci “presagire un forte calo dei consumi”.
Per l’Istat la situazione è di un “quadro di crescenti tensioni inflazionistiche che stanno attraversando quasi tutti i comparti”. La crescita dei prezzi dei beni alimentari passa da +10,1% di agosto a +11,5%, sia per i lavorati che vanno da +10,4% a +11,7%, sia per i non lavorati che passano da +9,8% a +11,0%; i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona salgono da +4,6% a +5,7%. Rallentano di poco pur continuando “a crescere in misura molto ampia”, i prezzi dell’energia; decelerano i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +8,4% a +7,2%).
di Tommaso Tetro