La Cassazione ha accolto il ricorso di Dario Di Matteo, ex sindaco, annullando l’ordinanza con cui la Corte d’appello di Napoli aveva respinto la sua richiesta di equa riparazione per la detenzione subita nel 2017. L’ex primo cittadino era stato coinvolto in un’inchiesta su presunti episodi di corruzione e turbativa d’asta legati agli appalti per l’igiene urbana affidati alla Dhi di Alberto Di Nardi.
Secondo l’accusa, Di Matteo avrebbe favorito l’imprenditore nella proroga del contratto in cambio di un vantaggio personale. A sostegno dell’ipotesi c’era una conversazione intercettata il 28 dicembre 2015, nella quale il sindaco diceva a Di Nardi: “Almeno 2mila euro me li devi dare”. Gli inquirenti ritennero che si trattasse di una richiesta di denaro per l’appalto, ma il giudice di Santa Maria Capua Vetere, nel 2020, lo assolse con formula piena “perché il fatto non sussiste”.
Il giudice accertò infatti che quella frase non aveva alcun contenuto illecito: si riferiva a una sponsorizzazione regolare chiesta all’impresa per sostenere una campagna comunale sulla raccolta differenziata, attività prevista nel contratto di servizio tra il Comune e la Dhi Nessuna tangente, quindi, ma un contributo per un’iniziativa ambientale. Nonostante l’assoluzione, la Corte d’appello aveva negato l’indennizzo. La Cassazione, ha ora chiarito che quella valutazione contrasta con le risultanze del processo penale e ha disposto il rinvio a Napoli per un nuovo giudizio. Spetterà ai giudici d’appello decidere se all’ex sindaco spetti il risarcimento per i 14 giorni di detenzione subiti ingiustamente. La decisione della Suprema corte è stata presa a settembre, le motivazioni sono state rese note la scorsa settimana.
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