SHANGHAI (Cina) – Intelligenza artificiale: è botta e risposta tra Musk e Ma. Tra espressioni addolorate e alzate di sopracciglia, il confronto andato in scena a Shanghai tra Jack Ma e Elon Musk ha evidenziato tutta la distanza che separa i due imprenditori quando si parla di intelligenza artificiale e dei rischi a essa collegati. Nel corso di una conferenza dedicata ai temi del futuro tecnologico, il co-fondatore di Alibaba ha affermato di non ritenere l’AI una minaccia per l’umanità. Una convinzione che il numero uno di Tesla e SpaceX ha bollato ironicamente come “le ultime parole famose”.
Tra i tanti temi sul tavolo della discussione – dalla morte ai viaggi spaziali – quello dell’apprendimento automatico ha preso con decisione il centro della scena. “I computer possono essere intelligenti, ma gli esseri umani sono molto più furbi”, ha argomentato Ma. Osservando che “abbiamo inventato il computer, mentre non ho mai visto un computer inventare un essere umano”. Pur precisando di non essere un informatico, il magnate dell’e-commerce ha quindi concluso: “Penso che l’AI possa aiutarci a campire meglio gli esseri umani. Non credo sia una minaccia”.
Il botta e risposta
“Non so amico, suona un po’ come le ultime parole famose”, la replica di Musk, per cui il tasso di avanzamento dei computer è “in generale folle”. Il businessman sudafricano naturalizzato statunitense ha dunque delineato un domani popolato da dispositivi superveloci e intelligenti. Che alla fine si stancano di avere a che fare con essermi umani stupidi e lenti, in contrasto con le previsioni di Ma. Per cui, proprio grazie al contributo dato dall’intelligenza artificiale, gli orari di lavoro potranno essere ridotti a quattro ore al giorno per tre giorni alla settimana.
“Il computer diventerà perlomeno impaziente. Sarà come parlare a un albero”, ha profetizzato invece Musk, per cui la maggiore speranza dell’umanità risiede nella possibilità di “cavalcare l’onda”, sfruttando parte della potenza di calcolo disponibile. Un’ipotesi che lo stesso imprenditore sta tra l’altro esplorando direttamente con Neuralink Corporation, azienda che a metà luglio ha svelato la prima versione di un sensore dotato di elettrodi del diametro di un capello pensato per essere impiantato nel cervello attraverso una minuscola incisione, consentendo all’utente di interfacciarsi attraverso il pensiero con le macchine. Una prospettiva che lo stesso Musk non considera troppo disturbante: “In questo momento siamo già dei cyborg – ha fatto notare – per quanto siamo bene integrati con i nostri telefoni e i nostri computer”.
(LaPresse/AFP)