Gennaro Varrella è un nome che risuona con rispetto e ammirazione nel mondo dell’atletica campana. Con una carriera ricca di successi, Varrella è non solo un atleta di talento, ma anche un tecnico Fidal e un apprezzato speaker nelle gare. Dall’età di 17 anni, quando un amico lo spronò a intraprendere questa strada, Gennaro ha accumulato una serie di risultati impressionanti, che lo hanno reso un’icona dello sport nella sua regione. La sua prima vittoria, conquistata nella gara “Corsa al Convento” nel suo paese d’origine, è stata solo l’inizio di un viaggio costellato di trionfi. Dalla mezza maratona Roma-Ostia alla maratona Salerno-Paestum, fino al suo record personale di 1:06 nella gara di Udine nonostante una caduta, Varrella ha dimostrato una determinazione e una passione ineguagliabili. Oltre a competere, Gennaro ha dedicato parte della sua vita all’allenamento di giovani atleti, trasmettendo loro la sua passione e la sua esperienza. Dal 2006, su invito di Marco Cascone, ha iniziato anche a ricoprire il ruolo di speaker nelle gare, aggiungendo un ulteriore tassello alla sua poliedrica carriera. In questa intervista, Gennaro Varrella ci racconta il suo percorso, i momenti salienti della sua carriera e i consigli per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo dello sport. Un esempio di umiltà, dedizione e amore per l’atletica, Varrella continua a essere
una fonte di ispirazione per molti.
Gennaro, come è iniziata la tua passione per l’atletica?
La mia passione per l’atletica è iniziata a 17 anni, spronato da un amico. Mi aveva visto correre durante un allenamento scolastico e mi ha suggerito di provare con l’atletica. Ho iniziato ad allenarmi seriamente e, col tempo, i risultati hanno cominciato a arrivare. La mia prima vittoria, che porto nel cuore, è stata nella gara “Corsa al Convento” nel mio paese d’origine. Conquistare il primo posto come primo atleta del paese giunto al traguardo è stato un momento indimenticabile. Da quel giorno, ho continuato a indossare le scarpette e a collezionare successi.
Quali sono i risultati di cui sei più orgoglioso nella tua carriera?
Tra i tanti successi, alcuni dei risultati più significativi per me includono l’undicesimo posto alla Roma-Ostia Half Marathon e la vittoria alla maratona Salerno-Paestum. Un altro momento speciale è stato il mio record personale di 1:06 alla gara di Udine, nonostante una caduta alla partenza. Ricordo quel momento come un esempio di caparbietà e voglia di tagliare il traguardo, nonostante le ferite sul corpo. La mia determinazione mi ha permesso di fare il personal best in quella gara. Recentemente, ho ottenuto il terzo posto alla cronoscalata di Montevergine, che è stata una grande sfida e un altro traguardo di cui sono molto fiero.
Oltre a essere un atleta, sei anche un tecnico Fidal e uno speaker. Come hai iniziato queste attività?
Dal 1996, sono un tecnico Fidal, spronato dal presidente della “Libertas”, Giovanni Caruso. Allenare qualche atleta è una passione per me, non solo un lavoro. Mi piace vedere i progressi dei miei allievi e condividere con loro la mia esperienza e conoscenza. Nel 2006, su sollecitazione di Marco Cascone, ho iniziato a divertirmi anche come speaker nelle gare. La mia prima esperienza come speaker è stata alla gara di Qualiano con mille partecipanti. All’inizio ero emozionato, ma poi mi sono lasciato andare, coinvolgendo runner e spettatori. Commentare le competizioni e dettare i tempi degli atleti all’arrivo è diventato un modo per restare sempre vicino all’atletica, anche quando
non corro.
Cosa consiglieresti ai giovani che vogliono iniziare a praticare sport?
Consiglio ai ragazzi di fare sport, perché lo sport è vita. Fa star bene e aiuta ad affrontare la vita con energia e positività. È importante trovare uno sport che piaccia e dedicarsi con passione e impegno. Lo sport deve essere divertimento; indossare le scarpette e partecipare a una gara di 10 chilometri, naturalmente dopo una preparazione adeguata, è un’esperienza che va oltre il risultato. Non si tratta solo di vincere, ma di superare se stessi e di godersi ogni momento.
Come ti descriveresti oggi nella tua carriera sportiva?
Oggi mi definisco un amatore di primo livello, soprattutto a causa di qualche problema fisico che mi ha costretto a rallentare. Tuttavia, la mia carriera sportiva negli anni parla di ben altro: successi, vittorie e tanta passione. Ho imparato a gestire gli infortuni e a trovare gioia anche in gare meno competitive. Per me, in gara non ci sono rivali, bisogna divertirsi e godersi il momento, al di là del risultato. Continuo a correre perché amo farlo, e questo amore non è diminuito con il tempo.
Hai un messaggio finale per chi ti segue e ti ammira?
Il mio messaggio è di non arrendersi mai e di trovare gioia nello sport. È un modo meraviglioso per vivere la vita al meglio. Continuate a correre, a divertirvi e a sfidare voi stessi. Lo sport è un grande maestro di vita, e ogni traguardo tagliato è una vittoria personale. Non importa quale sia il vostro livello o il vostro obiettivo, l’importante è godersi il percorso e trovare felicità in ciò che si fa. Siate sempre curiosi, pronti a imparare e a migliorare, perché lo sport è un viaggio che non finisce mai.