Roma, truffa aggravata e compensazione indebita: arrestati imprenditore e professionista coinvolto nell’inchiesta ‘Panama Papers’

Si tratta di Roberto Laganà e Gian Luca Apolloni, quest'ultimo già detenuto a San Vittore

Investimenti fittizi
Foto LaPresse

ROMA – Investimenti fittizi e truffe sul rientro di capitali. I finanzieri del Comando provinciale di Roma hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere per Gian Luca Apolloni e Roberto Laganà. Il primo è salito agli onori delle cronache per il suo coinvolgimento nell’inchiesta ‘Panama Papers’. Il secondo, invece, è il titolare della Rts, società cooperativa attiva nell’intermediazione della forza lavoro. Entrambi sono accusati di truffa aggravata e indebita compensazione di debiti tributari e previdenziali con crediti inesistenti.

Investimenti simulati per sanare i debiti fiscali, il ‘metodo’ Rts

Secondo quanto appurato nell’indagine, la società di Laganà avrebbe messo in piedi – su direttive di Apolloni – un sistema per neutralizzare i debiti fiscali e previdenziali. Venivano infatti simulati investimenti nelle aree disagiate del meridione in modo da vantare crediti d’imposta fittizi. Veniva utilizzato il codice tributo per i programmi di defiscalizzazione che incentivano lo sviluppo di quartieri e aree urbane disagiate. Le compensazioni indebite da parte di Rts ammonterebbero a oltre 15 milioni di euro. In queste ore, i finanzieri stanno quindi sequestrando terreni, immobili e conti correnti della Rts e di altre imprese per le quali Apolloni forniva consulenza per un valore di 35 milioni di euro.

Società schermo e truffe sul rientro dei capitali, la delicata posizione di Apolloni

Particolarmente delicata è la posizione del professionista capitolino. L’intera inchiesta è partita proprio dal suo ruolo di intermediario nella creazione di oltre 200 ‘società schermo’ a Panama. Società che sarebbero collegate ad altre imprese con sedi a Samoah, Anguilla, Isole Vergini Britanniche, Bahamas e Cipro. Apolloni avrebbe inoltre truffato tante persone che si erano rivolte a lui per gestire il rientro di capitali detenuti all’estero attraverso la procedura della voluntary disclosure. Il suo nome era stato fatto da una banca lussemburghese. Secondo i magistrati, Apolloni si sarebbe spacciato per commercialista e professore di diritto tributario, pretendendo lauti compensi per gestire le operazioni. Non solo, perché si sarebbe anche fatto accreditare le somme che, affermava, servissero per pagare le imposte. Cosa mai avvenuta. Le 8 vittime certificate sarebbero state raggirate per circa 2 milioni di euro. Apolloni si trova già detenuto nel carcere di San Vittore per il coinvolgimento in reati fallimentari.

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