TEHERAN (AWE/AFP) – Il gigante dell’energia francese Total lascia l’Iran, facendo un passo indietro sul progetto di sviluppo di un grande giacimento di gas. A seguito del ripristino delle sanzioni statunitensi. A dare l’annuncio formale è stato il ministro al Petrolio di Teheran, Bijan Namdar Zanganeh, citato dall’agenzia di stampa parlamentare Icana. “Total ha lasciato ufficialmente l’accordo per lo sviluppo della fase 11 di South Pars”. Due mesi dopo il primo annuncio sulla decisione.
Il ministro Zanganeh formalizza l’annuncio
Il ministro è anche comparso davanti al Parlamento per sottolineare la difficoltà in cui versano le strutture petrolifere e di gas del Paese. Che ha definito “usurate” e bisognose di lavori che Teheran non può permettersi. L’accordo con Total fu l’unico grande progetto d’investimento concluso dopo che entrò in vigore l’accordo sul nucleare nel 2015. L’unico altro progetto, di dimensione minore, fu con la russa Zarubezhneft, per un valore di 600 milioni di euro. Destinato a sviluppare due campi petroliferi nell’Iran occidentale.
La linea adottata dagli Usa
Gli Stati Uniti hanno annunciato a maggio l’uscita dall’accordo sul nucleare iraniano del 2015, con il conseguente ripristino delle sanzioni nei confronti di Teheran in due fasi. Ad agosto e poi a novembre, in quest’ultima tranche colpendo il settore di gas e petrolio. “Total ha notificato alle autorità iraniane il suo ritiro dal contratto, a seguito della scadenza di 60 giorni per ottenere una potenziale deroga dalle autorità statunitensi”. Lo ha confermato il gruppo francese. “Nonostante il sostegno delle autorità francesi ed europee, non c’è stato modo di ottenere tale deroga”, ha aggiunto.
I partner dell’accordo con l’Iran
Le altre parti coinvolte nell’accordo del 2015 (Cina, Francia, Germania, Regno Unito, Russia) hanno promesso di restarvi. Ma le loro compagnie rischiano pesanti penalizzazioni se continueranno a fare affari in Iran. Total aveva firmato nel luglio 2017 per il progetto da 4,8 miliardi di dollari, per lo sviluppo del campo al largo della costa meridionale iraniana. Come partner di China National Petroleum Corporation (CNPC) e dell’iraniana Petropars.
Avrebbe dovuto fare un investimento iniziale di un miliardo di dollari e a maggio aveva dichiarato di aver speso meno di 45 milioni di dollari al momento. Mentre incombeva l’incertezza sulle azioni di Washington. Il gruppo ha un capitale di 10 miliardi di dollari in asset statunitensi e banche americane sono coinvolte nel 90% delle sue operazioni finanziarie, aveva dichiarato a maggio.
La sostituzione della Total
Il ministro Zanganeh ha affermato che il processo per sostituire Total è in corso. Tuttavia, è improbabile che CNPC o le compagnie iraniane possano impegnarsi nel progetto, secondo Homayoun Falakshahi, analista dei mercati energetici per Wood Mackenzie a Londra. “Total sperava di applicare una tecnologia mai usata prima, usando elettricità per comprimere il gas”, ha affermato, “l’altra complicazione è che servono piattaforme enormi e l’Iran ne può costruire al massimo da 5mila-7mila tonnellate. Queste sarebbero state invece da 20mila tonnellate”. CNPC era stata sospesa dal progetto nel 2011, per assenza di progressi.