Dublino (Irlanda), 28 ott. (LaPresse/AFP) – Il 65% degli irlandesi si è espresso a favore dell’abrogazione del reato di blasfemia previsto dalla Costituzione. Questo secondo i risultati definitivi del referendum di venerdì, diffusi sabato sera. Dopo il sì alla legalizzazione delle interruzioni di gravidanza a maggio, e al matrimonio per tutti nel 2015, il referendum segna un nuovo passo nel distanziamento degli irlandesi dalla forte tradizione cattolica del Paese. Il reato di blasfemia, considerato obsoleto, non è mai stato perseguito nella storia recente. L’affluenza al referendum è stata del 44%, mentre quella alla consultazione sull’aborto era stata del 64%. “L’Irlanda è giustamente fiera della sua reputazione di società moderna e liberale”, ha detto il ministro della Giustizia, Charlie Flanagan.
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La Costituzione attuale definisce la blasfemia una “materia che sia gravemente abusiva o insultante in relazione a questioni ritenute sacre da una qualsiasi religione. Quindi che causi offesa in un vasto numero di aderenti a quella religione”. La blasfemia è punibile con una multa fino a 25 mila euro, sebbene si ritiene che il più recente tentativo di processare qualcuno per quest’accusa risalga al 1855, quando un prete bruciò accidentalmente una Bibbia. Prima, quindi, che la blasfemia fosse introdotta nella Costituzione del 1937. La legge è stata duramente criticata quando, tre anni fa, la polizia è stata costretta a indagare un personaggio televisivo, Stephen Fry, che aveva parlato di un Dio stupido in un’intervista. Il referendum sulla blasfemia si è tenuto contemporaneamente alle elezioni presidenziali, in cui l’incaricato uscente Michael D. Higgins è stato rieletto con il 56% delle preferenze per la mansione largamente cerimoniale.