Vandalizzato nella notte il villaggio arabo di Jish in Galilea. Pareti di una moschea sfregiate con slogan e pneumatici forati. la polizia segue la pista della ritorsione da parte degli ultrà nazionalisti ebrei.
L’episodio
Preso di mira, per la seconda volta in pochi mesi, il villaggio di Jish, forati i pneumatici di 170 auto e impressi sulle pareti esterne di una moschea slogan in ebraico: “Ebrei svegliatevi, no alle conversioni di religione”.
La pista
Per la polizia, il raid vandalico a Jish potrebbe essere una ritorsione imputabile agli ultrà nazionalisti ebrei in risposta all’arresto di Elya Ben David, un estremista ebreo di 19 anni, attivo fra i coloni della Cisgiordania per il quale il servizio di sicurezza israeliano, lo Shin Bet, ha chiesto un provvedimento giudicato straordinario, ossia gli arresti amministrativi di un mese, ritenendolo un pericolo per la sicurezza.
“Prezzo da pagare”
E’ la firma all’attacco di ieri a Jish. “Prezzo da pagare” viene usato per i crimini d’odio motivati da nazionalisti ebrei contro siti sacri musulmani e cristiani contro palestinesi e arabi israeliani e le loro proprietà.
La condanna
Dure le parole di condanna pronunciate dal premier israeliano Benyamin Netanyahu. “Condanno con forza – ha dichiarato – le scritte oltraggiose ed i danni arrecati alle proprietà nel villaggio di Jish”. Poi l’avvertimento: “Noi troveremo quanti hanno infranto la legge e li processeremo. Non siamo affatto disposti ad accettare attacchi di alcun tipo contro i cittadini del nostro Paese”.