ROMA – I prezzi alla produzione dell’industria salgono, e la fiducia di imprese e consumatori scende. Questa la situazione fotografata dagli ultimi dati Istat.
A dicembre – segnala infatti l’Istituto – i prezzi alla produzione dell’industria registrano un nuovo rialzo: lo 0,8% su base mensile e un’ulteriore accelerazione della crescita su base annua, passando dal +22,2% di novembre a +22,6%. A trainare la dinamica tendenziale sono in particolare gli aumenti di beni intermedi e beni di consumo non durevoli. La crescita del 10,7% segnata dai prezzi nella media 2021 è la più alta dal 2000 (cioè da quando è disponibile la serie storica dell’indice per il mercato totale). Sostenuto l’incremento sul mercato interno, pari al +12,9%, contro il +4,9% di quello estero. Al netto dell’energia, i prezzi aumentano in media d’anno del 5,1%. Per le costruzioni, la crescita media annua dei prezzi, sia per edifici (+3,8%) sia per strade (+3,5%), è nettamente superiore a quella del 2020 (rispettivamente +0,2% e +0,4%). In particolare, nel quarto trimestre 2021 i prezzi alla produzione dell’industria segnano un aumento del 9,6% rispetto al trimestre precedente, dovuto principalmente – spiega l’Istat – all’incremento dei prezzi sul mercato interno, pari al +12,2%. Più contenuto, invece, l’aumento prezzi sul mercato estero, che arrivano al +2,3%. A dicembre 2021 si rilevano inoltre aumenti tendenziali per quasi tutti i settori del comparto manifatturiero.
L’andamento dei prezzi pesa sulle aspettative rispetto all’evoluzione della situazione economica, che per gli italiani e per le imprese non sono affatto buone. È sempre l’Istat a rilevare una flessione sia nell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 117,7 a 114,2) sia nell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 112,7 a 105,4). Per i primi, giù tutte le componenti dell’indice, soprattutto quelle riferite al clima economico (da 139,6 a 129,7) e al clima futuro (da 120,8 a 113,5). Per le imprese la contrazione è ancora più decisa, toccando il valore più basso degli ultimi 9 mesi, ed è determinata dal repentino calo della fiducia nel comparto dei servizi di mercato, dove il settore del trasporto e magazzinaggio e quello dei servizi turistici registra una brusca caduta, passando da 109,6 a 94,9.
“Effetto caro bollette e carovita”, afferma l’Unione nazionale consumatori, esortando il Governo ad intervenire “con urgenza sulle bollette di luce e gas per ridurre gli effetti nefasti sulle famiglie”. L’impennata dei prezzi dell’energia – ha spiegato Massimiliano Dona, presidente dell’Unc – mina “la fiducia dei consumatori e frena la ripresa dei consumi”. Per Carlo Rienzi, presidente del Codacons, è una vera e propria “debacle”, che risente inevitabilmente della situazione economica in atto: “gli aumenti delle bollette di luce e gas scattati a gennaio e i rincari dei prezzi al dettaglio in tutti i settori hanno affossato l’indice della fiducia di consumatori e imprese”. Bollette e rincaro prezzi, quindi, ma non solo. Un ruolo centrale lo gioca anche il riacutizzarsi della pandemia, che secondo Confesercenti incide sia sulle famiglie che sulle imprese, mettendoci di fronte ad “una nuova emergenza che richiede un intervento immediato”: misure per contenere i costi dei beni energetici, misure a sostegno dell’occupazione. In quest’ottica, “lo sconto sulla contribuzione per le imprese che accedono agli ammortizzatori sociali stabilito dal Dl Sostegni è un passo in avanti, ma non sufficiente”. Le rilevazioni Istat confermano quindi un allarme che, dice la Confederazione, “lanciamo da tempo: la quarta ondata sta riportando indietro le lancette della ripresa”.
di Martina Regis