Istat, deficit-Pil cala a 9% in I trimestre: ma sale il peso del fisco

Il reddito delle famiglie registra +2,6%, ma per effetto dell'aumento dei prezzi il potere d`acquisto è aumentato solo dello +0,3% rispetto al trimestre precedente.

MILANO – Il rapporto deficit-Pil cala al 9% nel 1° trimestre dell’anno, mentre la pressione fiscale è in aumento.

Il reddito delle famiglie registra +2,6%, ma per effetto dell’aumento dei prezzi il potere d`acquisto è aumentato solo dello +0,3% rispetto al trimestre precedente. E’ la fotografia dell’Istat. “La pressione fiscale è stata pari al 38,4%, in aumento” di 0,5 punti percentuali “rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”, spiega sempre l’Istituto nella nota sul primo trimestre 2022 relativa al conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche, reddito, e risparmio delle famiglie e profitti delle società.

“Il reddito disponibile delle famiglie e la propensione al risparmio sono cresciuti sensibilmente in termini congiunturali – osserva l’Istat – mentre il potere d’acquisto delle famiglie ha segnato una lieve crescita”. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 12,6%, in aumento dell’1,1% rispetto al trimestre precedente, a fronte di un aumento della spesa per consumi finali dell’1,4% in termini nominali.

Il mondo del consumerismo trae le sue conclusioni e vede nero: “Il rallentamento della crescita del potere d’acquisto è solo il primo passo verso la sua inevitabile caduta. L’inflazione oramai alle stelle avrà come conseguenza quella di portare in territorio negativo il potere d’acquisto, mentre i consumi formalmente reggeranno ancora per qualche trimestre, gonfiati dall’aumento dei prezzi” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.

Per Confesercenti “si tratta di segnali allarmanti che si stanno diffondendo, negli ultimi mesi, con rapida velocità e che inciderebbero, pesantemente, sulla crescita dell’economia in autunno, con riduzioni generalizzate di spesa che comporterebbero un crollo della domanda interna. Per questo il Governo deve agire con fermezza e tempestività, soprattutto a livello europeo, per frenare l’impennata delle tariffe energetiche, l’inflazione record e lo spettro di una pericolosa recessione per il continente ed il nostro Paese, insostenibile dopo oltre due anni di pandemia”.

Ritornando alla finanze pubbliche, “nel primo trimestre 2022 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -9,0% (-12,8% nello stesso trimestre del 2021)”. L’Istat, osserva che “nel primo trimestre dell’anno l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche sul Pil si è marcatamente ridotto in termini tendenziali per il consistente aumento delle entrate, che ha più che compensato l’aumento delle uscite”

Il saldo primario delle amministrazioni pubbliche (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -5,2% (-9,4% nel primo trimestre del 2021).

Il saldo corrente delle amministrazioni pubbliche è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -5,3% (-8,2% nel primo trimestre del 2021).

Sul fronte imprese, “la quota di profitto delle società non finanziarie – spiega l’Istituto di statistica – pari al 41%, è diminuita” dello 0,6% “rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento, pari al 24,1%, è aumentato” dello 0,9% “rispetto al trimestre precedente”.

LaPresse

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