ROMA – Più soldi in tasca ma meno risparmi: la fotografia degli italiani nel 2021 mostra un paese in ripresa – pur senza recuperare i livelli pre-crisi – grazie alla spesa per consumi delle famiglie, gli investimenti delle imprese che toccano il massimo dal 2008 e l’aumento della spesa per mutui anche grazie ai bonus messi in campo dal governo.
Nel 2021, rileva l’Istat, la propensione al risparmio delle famiglie è scesa al 13,1% dal 15,6% nel 2020 ma il reddito disponibile è aumentato del 3,8%, la spesa per consumi finali del 7,0%.
Per le società non finanziarie il valore aggiunto è cresciuto dell’8,9% e il tasso di investimento è salitoal 22,8%, il livello più alto dal 2008. La risalita delle entrate fiscali e contributive, nonostante il permanere di misure di sostegno al reddito delle famiglie e all’attività produttiva, ha determinato una sensibile riduzione dell’indebitamento delle amministrazioni pubbliche, risultato pari a -128,3 miliardi di euro.
Nel 2021 il valore aggiunto corrente generato dal complesso dell’economia nazionale (valutato a prezzi base) ha segnato una crescita del 6,2% rispetto all’anno precedente, quando si era avuta una brusca caduta dell’attività economica (-7,0%). La ripresa non è stata tuttavia sufficiente a riportare il sistema ai livelli pre-crisi: il valore aggiunto si è mantenuto per circa 20,6 miliardi al di sotto del risultato del 2019. La crescita dell’economia è stata guidata dai risultati registrati dalle società non finanziarie, il cui valore aggiunto è aumentato dell’8,9% (+67,7 miliardi di euro rispetto al 2020), contribuendo per 4,5 punti percentuali alla dinamica complessiva.
Anche le piccole imprese e i lavoratori autonomi, hanno evidenziato segnali di recupero, conun aumento del 7,6% del valore aggiunto (+19,7 miliardi di euro rispetto al 2020). Nonostante questo rimbalzo, il valore aggiunto generato dall’attività produttiva del settore delle famiglie, particolarmente colpito dagli effetti della pandemia (-10,3% nel 2020), non ha recuperato il livello pre-crisi, attestandosi a -10,1 miliardi di euro rispetto al 2019. Nel corso del 2021 l’espansione dell’attività produttiva e il ritorno delle retribuzioni ai livelli del 2019 hanno generato una crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici del 3,8% (+42,5 miliardi di euro), dopo che nel 2020 si era avuta una contrazione del 2,7% (-30,6 miliardi). Il potere d’acquisto, ossia il reddito disponibile espresso in termini reali, pur aumentando del 2,1% su base annua, non si è riportato ai livelli pre-crisi.
La dinamica più sostenuta della spesa per consumi finali delle famiglie (+7,0%, +66,5 miliardi di euro) rispetto al reddito disponibile ha generato una diminuzione della quota di reddito destinata al risparmio, che è passata dal 15,6% del 2020 al 13,1% del 2021, mantenendosi tuttavia ben al di sopra di quanto riscontrato nel periodo antecedente la crisi, quando oscillava fra l’8% e il 9%. E gli investimenti in abitazioni delle famiglie consumatrici hanno mostrato un rilevante incremento (17,1 miliardi di euro, +28,9%) dopo un biennio di contrazione, anche grazie al sistema di incentivi alle ristrutturazioni.
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