Istat, fine 2019 con meno soldi nel portafoglio. Giù reddito e potere di acquisto

La diminuzione per il primo è dello 0,2% rispetto al trimestre precedente

La merce portata alla cassa del supermercato a Napoli
La merce portata alla cassa del supermercato a Napoli

MILANO – Un 2019 chiuso con meno denaro nel portafoglio per gli italiani. Negli ultimi tre mesi dell’anno scorso, calano il reddito delle famiglie consumatrici e il loro potere d’acquisto. La diminuzione per il primo è dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, mentre per il potere d’acquisto si attesta 0,4% in termini reali, come rilevato dall’Istat, prima che il Coronavirus irrompesse nella vita e nell’economia del Paese. Il reddito disponibile delle famiglie aveva registrato una crescita nei primi nove mesi dell’anno scorso. “La riduzione del potere d’acquisto è stata più accentuata per la dinamica positiva dell’inflazione”, spiega Istat. “Le famiglie – sottolinea l’istituto di statistica – hanno tuttavia mantenuto un livello stabile dei consumi nel quarto trimestre”.

Nei nuclei familiari cala nell’anno passato anche la capacità di mettere soldi da parte. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici nel quarto trimestre del 2019 è diminuita di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi all’8,2%. Al contrario, la quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 41,8%, è aumentata di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento pari al 21,5%, è diminuito di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre prima.

La diminuzione per il primo è dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, mentre per il potere d’acquisto si attesta 0,4% in termini reali

A mettere in evidenza come l’emergenza sanitaria abbia reso le statistiche di fine 2019 incapaci di interpretare la realtà è il commento di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori: “Dati di un altro mondo che non c’è più. Detto questo, è evidente che l’Italia era inguaiata ed era già in piena crisi ben prima dell’arrivo di questo tsunami”. “L’unica lezione che si può trarre – prosegue Dona -, è che nel Cura Italia bisogna fare in modo di ridare capacità di spesa alle famiglie, ma a quelle che ne hanno davvero bisogno.

Non ci possiamo permettere di dare indennizzi a pioggia da 600 euro a tutti i lavoratori autonomi e alle partite Iva. Oppure 100 euro a tutti i titolari di redditi di lavoro dipendente, solo perché svolgono la propria prestazione sul luogo di lavoro. I limiti reddituali pari a 40 o 50 mila euro sono decisamente troppo elevati e bisognerebbe commisurare l’indennizzo al reddito complessivo familiare, stabilendo come soglia quella del bonus di 80 euro”.

Per il Codacons “si tratta di dati che non lasciano spazio ad interpretazioni. Cala il reddito, cala la capacità di spesa e i consumi rimangono totalmente fermi, confermando le difficoltà delle famiglie italiane”, afferma il presidente Carlo Rienzi.

“Numeri destinati purtroppo ad un drastico peggioramento a causa del coronavirus”, per Rienzi, secondo cui “i consumi poi vanno incontro ad un tracollo in tutti i comparti, ad eccezione della sanità e dell’alimentare. E potrebbero registrare una diminuzione fino al -6% a fine 2020 se dovessero proseguire le misure d’emergenza imposte dal Governo”.

(LaPresse)

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