Istat rileva calo propensione a risparmio. Allarme dei consumatori

Milano, 13 apr. (LaPresse) – Il 2017 ha visto diminuire la propensione al risparmio degli italiani. A certificarlo è l’Istat, che segnala come, nel corso dell’anno passato, a un aumento della spesa per i consumi finali pari al 2,5% in termini nominali abbia fatto da contrappeso una crescita inferiore del reddito disponibile, nell’ordine dell’1,7%. Di conseguenza, calcola l’istituto di statistica nei suoi ‘Conti economici nazionali per settore nazionele’, il rapporto tra risparmio lordo e reddito disponibile è calato di 0,7 punti percentuali al 7,8%. Questo mentre gli investimenti in abitazioni delle famiglie consumatrici hanno registrano un incremento del 2,4%, col tasso di investimento che è rimasto però stabile al 5,9%. Cifre che, nel complesso, preoccupano le associazioni dei consumatori.

A suonare il campanello d’allarme è Federconsumatori, evocando “un forte impoverimento delle famiglie” che “non riescono a far fronte alle proprie spese, effettuando dolorose rinunce persino in settori delicati come quello della salute”. Anche il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, sottolinea come gli italiani non sembrino essere diventati meno propensi al risparmio per una scelta, quanto piuttosto per esigenze pratiche. “Il fatto che le famiglie aumentino gli acquisti, a scapito del risparmio, dipende solo dal fatto che, dopo anni in cui hanno dovuto stringere la cinghia e rinunciare a beni durevoli, ora quelle spese sono diventate obbligate, essendo quei prodotti giunti alla fine del loro ciclo di vita”, spiega, definendo la dinamica rilevata dall’Istat “solo un rimbalzo”, per altro destinato a spegnersi in fretta, dal momento che una situazione in cui i consumi crescono e il potere d’acquisto cala “non potrebbe reggere a lungo”. Di numeri che non appaiono “soddisfacenti né rassicuranti” parla infine il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, osservando come ci si trovi ancora lontani dai livelli pre-crisi: nel 2007, osserva infatti il numero uno dell’associazione, il potere d’acquisto cresceva al ritmo dell’1,6%, contro lo 0,6% del 2017.

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