TORINO – Nubi all’orizzonte per l’Italia. Il Paese va “verso un peggioramento del quadro economico. Se le cose continuano così, potremmo chiudere come Pil intorno al 3% con una recessione mite”. E’ la previsione dell’Ufficio studi Confcommercio, esposta dal direttore Mariano Bella, in occasione della presentazione alla stampa della congiuntura autunnale. “Non è troppo grave – sottolinea – ma allo stesso tempo è una recessione dolorosa, perché concentrata nella seconda parte dell’anno. Inoltre, ci farebbe entrare nel 2023 con un’eredità nulla o negativa e con un concreto rischio di Pil negativo il prossimo anno”. Stando alle stime della Confederazione, il Pil è calato dello 0,2% ad agosto e dell’1,4% a settembre, mentre “il futuro prossimo è preoccupante, con l’industria oggi in area di criticità”. Dal punto di vista dell’inflazione, per la media dell’anno si dovrebbe chiudere al 7,5%, mentre il picco dovrebbe arrivare a settembre al 9,2%. In ogni caso, il sistema funziona “perché ogni anello della filiera dall’import alla produzione, ai grossisti, agli agricoltori, fino ai distributori, sta tenendo su di sè un pezzo della maggiore inflazione”.
Previsioni più fosche quelle dell’agenzia di rating Fitch che, nell’ultimo global economic outlook, segnala che con la crisi energetica in Europa “ci aspettiamo che l’economia dell’eurozona entri in recessione nel trimestre in corso”. Le economia più colpite sono Germania e Italia per le quali “abbiamo ridotto le previsioni annuali per il 2023 rispettivamente di 2,8 e 2,6 punti percentuali, a -0,5% e -0,7%”.
Al centro delle difficoltà per il nostro Paese, ancora una volta, il caro energia che “rende più concreti i rischi di recessione”, evidenzia il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, auspicando una reazione europea. Suona sempre più forte l’allarme per le realtà produttive: “Con un’inflazione e tensioni su materie prime che non accennano a diminuire – avverte Bella -, ci sono imprese che rischiano di andare con marginalità negativa. Abbiamo fatto una stima di 120mila imprese che potrebbero chiudere entro la prima metà del 2023 ed è prudenziale”.
E il settore energetico, in particolare modo al gas, continua a pesare fortemente sul BelPaese. Secondo quanto calcolato da Fitch, in Italia si arriverebbe a un aumento maggiore della spesa economica per il gas in rapporto alla quota del Pil, rispetto alle altre principali economie dell’eurozona. Ipotizzando un prezzo medio annuo del gas di 55 dollari/mcf, la spesa “potrebbe aumentare a oltre il 5% del Pil nel 2023, fino a 2 punti percentuali in più rispetto alla Germania”, viene spiegato nel report. A completare il quadro, stando al report, l’Italia ha fatto meno progressi della Germania nella riduzione del consumo di gas in risposta al calo delle forniture.
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