Superare l’impasse diplomatico e ristabilire “condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione Europea”. Dopo giorni in cui le diplomazie si sono spese per riattivare tutti i canali tra Italia e Francia e mitigare lo scontro sulla redistribuzione dei migranti, arriva la telefonata tra il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il presidente francese, Emmanuel Macron. Il colloquio era nell’aria già prima che l’inquilino del Colle tornasse dalla sua visita di Stato in Olanda.
L’idea del Colle, tuttavia, era quello di individuare il “momento adatto” per effettuare un passo che alzava il livello delle comunicazioni con i cugini di Oltralpe. Insomma Mattarella con i francesi torna a metterci una pezza, e – a fronte della reciproca stima e fiducia con Macron – ricuce un rapporto che rischiava di andare in fibrillazione. La nota viene pubblicata su entrambi i siti istituzionali – dopo la telefonata che si svolge non appena il presidente francese è atterrato a Bali per il G20 – e rappresenta un segnale di distensione che ha come auspicio quello che si riapra il dialogo diretto tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e lo stesso Macron.
L’obiettivo è quello di riallacciare i fili di collaborazione e intesa – faticosamente costruite negli ultimi anni – e in questa ottica il ruolo di Mattarella torna a essere centrale, seppur solo all’interno del perimetro di ‘garante’. Nessun dettaglio della conversazione trapela, tantomeno sui temi affrontati tra i due capi di Stato. Non tocca infatti all’inquilino del Colle trovare la quadra sul dossier che riguarda i migranti, piuttosto auspicare che le due nazioni tornino a parlarsi, soprattutto in onore del Trattato del Quirinale da poco firmato.
Il presidente della Repubblica non entra, dunque, nel merito delle questioni sul tappeto, ma basta riavvolgere il nastro degli ultimi giorni – segnati da dichiarazioni al vetriolo e prese di posizioni forse troppo tranchant da ambo le parti- per scovare il faro che lo guida. La risposta alla sfida migratoria, ha spiegato Mattarella giovedì dal palco della sala dove fu firmato il Trattato di Maastricht, “avrà successo soltanto se sorretta dai criteri di solidarietà all’interno dell’Unione e di coesione nella risposta esterna e da una politica lungimirante nei confronti della regione africana”.
Insomma per il capo dello Stato bisogna “raggiungere intese efficaci e rispettose dei diritti di ciascuno. Così si progetta un futuro condiviso”. Non sono ammesse, dunque, “soluzioni occasionali” e “non evadere dalle nostre responsabilità”. Al contrario significherebbe “rassegnarci all’irrilevanza”. Un discorso alto, quello pronunciato in Olanda, mentre lontano dai riflettori si stava ricostruendo un canale di dialogo, dopo lo strappo sul dossier migranti.
Ora bisognerà vedere quale sarà la risposta della Francia, magari cominciando a mitigare le dichiarazioni dei ministri interessati, e come Meloni intenderà sfruttare questa strada di distensione. La crisi diplomatica è ancora tutta da sciogliere, ma come ha ricordato Mattarella, citando Jean Monnet “non dobbiamo farci sconfortare dalle crisi perché l’Europa va avanti con le crisi”.(LaPresse)