JAZZ 365 RITRATTI – Max Kaminsky (1908–1994) – Il trombettista che attraversò l’era d’oro del jazz

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Il 7 settembre 1908 nasceva a Brockton, nel Massachusetts, Max Kaminsky, trombettista e cornettista jazz statunitense. La sua carriera, durata oltre sei decenni, lo vide protagonista in alcuni dei momenti più significativi della storia del jazz americano, spaziando dal Dixieland al Swing, sempre con un suono distintivo e una profonda dedizione alla tradizione.

Ritratto di Max Kaminsky e Dave Tough, Eddie Condon, New York, ca. dicembre 1946 – foto – Pubblico dominio

Gli inizi

Kaminsky si avvicinò alla musica già da giovanissimo, appassionandosi presto alla cornetta. Negli anni ’20 iniziò a esibirsi nelle orchestre locali di Boston e, come molti giovani musicisti dell’epoca, rimase folgorato dal jazz di Louis Armstrong e dai suoni provenienti da New Orleans. Questa influenza rimase centrale nel suo stile, caratterizzato da un fraseggio caldo e diretto, sempre legato al canto della tromba di Armstrong.

La carriera negli anni ’30 e ’40

Dopo essersi trasferito a New York, Kaminsky ebbe l’occasione di collaborare con alcuni dei nomi più prestigiosi del jazz classico e swing. Fece parte delle orchestre di Red NicholsTommy Dorsey e, soprattutto, fu una presenza costante nei gruppi revivalistici che negli anni ’30 e ’40 riportarono in auge il Dixieland.
Uno dei suoi contributi più noti fu la partecipazione ai progetti di Eddie Condon, chitarrista e bandleader che radunava attorno a sé una vera e propria comunità di musicisti devoti al jazz delle origini. Kaminsky, con la sua tromba energica e lirica, divenne uno dei volti di punta di questa scena.

Jack Teagarden, Jack Lesberg e Max Kaminsky, Famous Door, New York, ca. Luglio 1947 (William P. Gottlieb) foto – Pubblico dominio

Il dopoguerra e la maturità

Negli anni successivi, Kaminsky proseguì un’intensa attività tra New York e Chicago, due capitali del jazz classico. Suonò al fianco di musicisti come Benny GoodmanArt Hodes e Sidney Bechet, mantenendo vivo un repertorio che univa lo spirito delle marching band di New Orleans alla freschezza dello swing.
La sua passione per la memoria del jazz lo portò anche a scrivere un’autobiografia, My Life in Jazz (1963), preziosa testimonianza dell’atmosfera culturale e musicale in cui si era formato.

Eredità

Max Kaminsky morì il 6 settembre 1994, alla vigilia del suo ottantaseiesimo compleanno. Viene ricordato come uno degli ultimi grandi testimoni diretti del legame tra le radici del jazz tradizionale e il linguaggio orchestrale dello swing.
Il suo stile rimase sempre fedele a un’idea di jazz come musica spontanea, comunicativa e profondamente legata alla dimensione collettiva. In un’epoca segnata dall’avvento del bebop e delle avanguardie, Kaminsky scelse di difendere e rinnovare la tradizione, diventando un punto di riferimento per tutti gli appassionati del jazz classico.

Da ascoltare: Max Kaminsky in 5 tappe

1. Max Kaminsky and His Dixielanders (1938)

Un documento prezioso del primo revival del Dixieland a New York, dove Kaminsky guida un ensemble frizzante e fedele allo spirito delle origini.

2. Eddie Condon & His All-Stars – Town Hall Concerts (1944–45)

Serie di registrazioni storiche con Eddie Condon, dove Kaminsky è protagonista assoluto. Questi concerti sono tra le migliori testimonianze del jazz revivalistico.

3. Max Kaminsky – Jazz Me Blues (1957)

Album in cui Kaminsky reinterpreta alcuni standard classici (Royal Garden BluesJazz Me Blues), con una maturità interpretativa che rivela tutta la sua esperienza.

4. Sidney Bechet & Max Kaminsky – Rendezvous in New York (1947)

L’incontro con il grande clarinettista e sassofonista di New Orleans Sidney Bechet: un dialogo vibrante tra due musicisti legati da profonda affinità.

5. Max Kaminsky – Plays Dixieland (1963)

Registrazioni più tarde, dove il suo suono resta fresco e appassionato, segno di una fedeltà incrollabile al linguaggio del jazz tradizionale.

“Riascoltare oggi Max Kaminsky significa ritrovare il filo rosso che unisce la New Orleans di Armstrong al jazz moderno: una musica sincera, diretta, sempre pronta a raccontare una storia attraverso il suono squillante della tromba.”

Max Kaminsky And His Dixieland Bashers – Jazz On The Campus Ltd Volume One 10″ LP, Mono, 1954

Tracklist:

Carey Me Back To Old Kaminsky

Jazz On The Campus

I Wish I Could Shimmy Like My Sister Kate

Shim-Me-Sha-Wabble

Whiffenpoof Song

If I Had My Way

Ugly Chile

Satanic Blues

FORMAZIONE – Max Kaminsky cornetta – Pee Wee Russell clarinetto – Ralph Sutton pianoforte Steve Jordan chitarra – Walter Page contrabbasso – Buzzy Drootin – batteria

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