In una Campania fertile di talenti e sperimentazioni, la figura di Gianni D’Argenzio occupa un posto speciale. Medico di professione e musicista per vocazione, D’Argenzio incarna la possibilità di vivere due carriere parallele senza mai perdere intensità né dedizione. Con il suo sassofono ha segnato la scena jazz campana, intrecciando percorsi artistici che spaziano dal rigore della tradizione fino all’improvvisazione più ardita.

Le origini e la scoperta del sax
Nato a Piedimonte Matese (CE), Gianni si avvicina da bambino alla musica attraverso lo studio del pianoforte, parallelamente agli studi universitari in medicina, Gianni coltiva con costanza la passione per il jazz, imparando sul campo al fianco di maestri e colleghi, e definendo se stesso come “allievo informale” di figure come Franco Coppola e Antonio Balsamo, veri pilastri della tradizione musicale campana.
I Sax Maniacs: l’avventura collettiva
Il momento decisivo arriva negli anni ’90, quando con il fratello Peppe D’Argenzio (sax alto) e l’amico Gianni Taglialatela (sax baritono) fonda i Sax Maniacs. Poco dopo si unisce Luciano De Fortuna alle percussioni, dando vita a un quartetto che diventerà una delle realtà più originali del jazz italiano.
La loro cifra distintiva sono gli “head arrangements”, arrangiamenti creati e memorizzati senza scrittura, che permettono improvvisazione, rischio e contaminazioni. Con i Maniacs, Gianni percorre un repertorio che mescola jazz, funky, rock, pop e blues, conquistando palchi nazionali e internazionali. Memorabile il concerto del 1992 a Grenoble con il sassofonista francese Jean-Louis Chautemps, così come le collaborazioni con Musica Nuda (Petra Magoni e Ferruccio Spinetti).
Collaborazioni e nuove esperienze
Oltre al lavoro con i Sax Maniacs, Gianni D’Argenzio ha arricchito il suo percorso con numerose collaborazioni. Suona nell’Orchestra Napoletana di Jazz (ONJ), diretta da Mario Raja, al fianco di musicisti di spicco come Pietro Condorelli, Claudio Romano e Marco Sannini.
La sua versatilità lo porta a lavorare anche con formazioni diverse, dal quartetto classico fino a progetti di contaminazione: si esibisce con Enrico Pieranunzi, partecipa a jam con Daniele Sepe, ed è spesso ospite in iniziative culturali legate al territorio, come le rassegne del FAI dedicate alla valorizzazione dei beni storici campani.
Un riferimento per la scena campana
Oggi Gianni D’Argenzio è considerato non solo un interprete ma anche un “ponte generazionale”: la sua esperienza, il suo carisma e il suo stile sobrio e potente lo rendono una guida per le nuove leve del jazz. Definisce se stesso come “vecchio saggio che suona con gli altri”, ma la sua presenza sul palco dimostra un’energia e una curiosità che non si sono mai spente.
La sua doppia vita – medico e musicista – diventa un simbolo di armonia tra discipline apparentemente lontane: cura del corpo e cura dell’anima, rigore scientifico e libertà creativa. La storia di Gianni D’Argenzio è quella di un artista che non ha mai voluto limitarsi a un solo percorso, riuscendo a conciliare professione, passione e impegno culturale. Il suo sax continua a vibrare nelle notti jazz di Napoli e della Campania, ricordando che la musica, come la vita, è un flusso continuo di incontro, improvvisazione e memoria condivisa.