JAZZ 365 RITRATTI – Richie Powell (1931–1956) Il pianista che visse troppo poco

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Nel firmamento del jazz moderno ci sono nomi luminosi che hanno avuto il tempo di affermarsi e influenzare generazioni, e ci sono figure che, pur lasciando una scia breve, hanno contribuito a definire un’epoca. Richie Powell, nato il 5 settembre 1931 a New York, appartiene a questa seconda categoria: fratello minore del leggendario Bud Powell, fu un pianista dotato di personalità propria, anche se il suo destino tragico lo consegnò alla storia come una promessa spezzata.

Gli inizi: un’eredità ingombrante

Crescere all’ombra di Bud Powell, il pianista che insieme a Thelonious Monk Al Haig definì la grammatica del bebop, non era impresa facile. Richie, tuttavia, non si fece travolgere dalla pressione. Studiò seriamente pianoforte e armonia, costruendo un linguaggio più lirico e controllato rispetto all’irruenza del fratello maggiore. Nei primi anni ’50 cominciò a farsi notare nell’ambiente newyorkese, distinguendosi per il suo tocco elegante e per la capacità di accompagnare i solisti senza mai invadere, ma con inventiva e sensibilità.

L’esperienza con Clifford Brown e Max Roach

La svolta arrivò nel 1954, quando entrò a far parte del Quintetto di Clifford Brown e Max Roach, una delle formazioni più straordinarie e innovative della scena hard bop. Con Brown alla tromba, Roach alla batteria, Harold Land (poi Sonny Rollins) al sax tenore, George Morrow al contrabbasso e Richie Powell al pianoforte, il gruppo rappresentava il futuro del jazz moderno.

Powell, seppur giovane, portava un equilibrio melodico essenziale: i suoi accompagnamenti sapevano dare respiro e direzione, mentre nei soli esprimeva una voce personale, meno virtuosistica di Bud, ma più cantabile, quasi a metà strada tra il bebop e la tradizione swing.

Tra le registrazioni più significative che testimoniano il suo talento ricordiamo:

  • Clifford Brown & Max Roach (EmArcy, 1954)
  • Study in Brown (EmArcy, 1955)
  • Clifford Brown and Max Roach at Basin Street (EmArcy, 1956)

In questi dischi, la presenza di Richie Powell è fondamentale nel plasmare il suono complessivo della band, creando un tessuto armonico che esalta la potenza lirica di Brown e la raffina

Il tragico destino

La carriera di Richie Powell si interruppe bruscamente nella notte del 26 giugno 1956. Mentre viaggiava insieme a Clifford Brown e alla moglie Nancy verso Chicago, l’auto su cui si trovavano uscì di strada nei pressi di Bedford, Pennsylvania. L’incidente fu fatale per tutti e tre. Powell aveva soltanto 24 anni.

La perdita contemporanea di Brown e Powell rappresentò uno dei momenti più dolorosi della storia del jazz: due giovani musicisti di straordinaria promessa scomparvero nel pieno della loro creatività, lasciando un vuoto incolmabile.

Eredità

Nonostante la breve vita, Richie Powell ha lasciato un’impronta significativa. La sua presenza nelle incisioni del quintetto Brown–Roach testimonia la maturità artistica che aveva raggiunto in così poco tempo. I critici sottolineano spesso la sua capacità di fondere lirismo e precisione ritmica, contribuendo a un equilibrio sonoro che rese quella formazione una delle più amate di sempre.

Oggi il nome di Richie Powell rimane inevitabilmente legato alla tragedia che lo strappò alla scena, ma anche al ricordo di un talento che, pur vivendo all’ombra di Bud, stava tracciando una strada propria, unica e degna di essere riscoperta.

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