MILANO – “La strada insegna molte cose, a essere uomo, a capire la realtà della vita, le cose che ti stanno intorno. Nel bene e nel male”. Moise Kean, il giovane talento della Juventus, si è raccontato al ‘The Players’ Tribune’, rievocando alcuni momenti della sua vita e i primi passi nel mondo del calcio.
La difficile infanzia di Kean
“Ho sofferto abbastanza da bambino, non era facile. Quando vado all’allenamento penso sempre a quello, ad aver fame tutti i giorni e ad andare avanti”, ha spiegato. “Non ho avuto un passato come gli altri bambini. Penso a quello che ho fatto, a quanto sono fortunato ad avere oggi tutto questo, ringrazio Dio ogni giorno”. “Il primo ricordo che ho del pallone è di quando ero ad Asti, giocavo in oratorio, facevamo tornei, c’erano tante nazioni”, ha raccontato Kean. “Giocavamo sull’asfalto, se cadevi ti facevi male. Le partite erano intense e anche se ti facevi male dovevi rialzarti lo stesso”.
L’esordio alla Juve e la convocazione in Nazionale
“La mia vita è cambiata quando ho esordito con la Juventus, a 16 anni”, ha continuato l’attaccante dei bianconeri e della Nazionale. “Già da un po’ mi allenavo con la prima squadra. Contro il Pescara il mister mi chiede di scaldarmi, io non ci credevo. A un certo punto sul 4-0 per noi il tempo stava per finire, mi giravo verso il mister sperando che mi facesse entrare. Avevo un po’ perso le speranze e invece all’80° mi chiama. Io corro veloce, mi batteva il cuore a mille. Non dimentico quando ho corso verso il mister, mi applaudivano tutti. Lì – ha aggiunto – ho pensato alle partite sull’asfalto in oratorio, un’emozione assoluta”.
(LaPresse)