Juve senza identità: Sarri sotto accusa tra dubbi e ammissioni

Il problema è la mancanza d'identità, nella fase clou dell'annata, con cui deve ormai convivere questa squadra

Foto Isabella Bonotto / AFP in foto Maurizio Sarri

MILANO – La notte di Lione ha spazzato via gli ultimi dubbi, tramutatisi in certezze che le zoppicanti vittorie contro Brescia e Spal avevano, senza fortuna, cercato di nascondere. Dopo sette mesi di lavoro, la Juve continua a essere un ibrido, tra ciò che era e ciò che (non) è. E che probabilmente, arrivati a questo punto della stagione, non sarà mai. La convivenza tra risultatismo e sarrismo risulta indigesta a Bonucci e compagni, come testimoniano i passi indietro – sul piano del gioco e degli equilibri in campo – di queste ultime settimane. E ancora più all’ex condottiero di Napoli e Chelsea.

L’analisi di Sarri

Ma se finora in Europa la Vecchia Signora aveva spesso convinto, lo scivolone del Groupama Stadium non ha fatto altro che confermare il triste trend dell’ultimo periodo. Maurizio Sarri si trova di fronte un gruppo che fatica a recepire i suoi dettami (“ho difficoltà a far passare il concetto di muovere velocemente la palla”, la mesta ammissione del tecnico nel post-partita) e che ha smarrito la solidità difensiva che lo contraddistingueva ai tempi delle gestione Allegri.

La partita con il Lione

Non che le cose da metà campo in su vadano tanto meglio. La voce zero alla casella tiri nello specchio della porta, per un undici che nella mezzora finale ha giocato con CR7, Dybala e Higuain contemporaneamente in campo, è il dato che fa maggiormente riflettere gli uomini della Continassa. Ancor più delle tre sconfitte (tutte in trasferta) rimediate nell’ultimo mese. Ciò che più preoccupa l’ambiente bianconero, al di là degli equivoci tattici, sono i segnali di resa del ‘Comandante’ arrivato in estate per proporre una rivoluzione copernicana e finito nel tritacarne tra l’obbligo di fare risultato ad ogni costo, concetto imprescindibile sotto la Mole, e la necessità di riuscirci attraverso il bel gioco. L’elemento di rottura rispetto al suo predecessore.

Il ko della Juve

Ecco perché la sconfitta di Lione spaventa ancor più nella sostanza che nell’apparenza. L’1-0 contro la settima forza del campionato francese non rappresenta una montagna da scalare in ottica ritorno per un gruppo che inizia gli ottavi di Champions in salita da due anni (vedi il 2-0 del Wanda Metropolitano contro l’Atletico e il 2-2 casalingo con il Tottenham della stagione precedente) e che in qualche modo è sempre riuscito a venirne a capo nei 180 minuti complessivi.

Delusione nello spogliatoio

Il problema è la mancanza d’identità, nella fase clou dell’annata, con cui deve ormai convivere questa squadra. A cui non resta che aggrapparsi ai suoi totem. Su tutti CR7. “Non è il risultato che volevamo – ha sottolineato Cristiano Ronaldo, tra i pochi a salvarsi anche nell’amara serata francese, su Instagram – Ma abbiamo 90 minuti per reagire a Torino e siamo fiduciosi di poter andare avanti nella competizione”. Inviti all’ottimismo arrivano anche da altri due leader dello spogliatoio bianconero, Leonardo Bonucci (“Tutti insieme si può”) e Paulo Dybala (“Rialzarsi insieme e lottare fino alla fine per ribaltare il risultato”). Il vero nodo della Juve resta però quello di capire se il primo a crederci ancora sia colui che si siede in panchina.

(LaPresse/di Alberto Zanello)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome