ROMA – Jamal Khashoggi, il giornalista saudita morto il 2 ottobre 2018 nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul, sarebbe stato ucciso e bruciato in un forno all’aperto . È la rete televisiva Al Jazeera a diffondere le modalità dell’uccisione. “È stato bruciato in un forno nella residenza del console – ha dichiarato la televisione del Qatar – Il corpo sarebbe stato fatto a pezzi e bruciato all’aperto in un forno in grado di fondere il metallo. In seguito sarebbero stati “dati alle fiamme pezzi di carne per insabbiare quanto accaduto”.
Particolari raccapriccianti
Gli audio sono stati già ampiamente consultati nei mesi scorsi dagli inquirenti turchi e sottoposti anche agli Usa.
In particolare al direttore della Cia, Gina Haspel, che definì ‘convincente’ l’atroce sequenza degli interrogatori e delle torture che portarono all’uccisione del giornalista. Sui responsabili materiali pendono le duemila ore di immagini censite dalle 137 telecamere di sorveglianza, collocate in 62 punti diversi della città. Sui mandanti non vi sono altro che parziali ammissioni.
L’imboscata
Khashoggi, 59 anni, in rotta con il regime saudita per le sue posizioni contrarie al governo, entrò nel consolato dell’Arabia Saudita di Istanbul poco dopo le 13 di martedì 2 ottobre. Il giornalista, in possesso di un appuntamento, avrebbe dovuto ritirare un documento che gli sarebbe servito a sposarsi.
Fiutato il pericolo, o per qualche altra ragione, il direttore di Al-Arab News Channel lasciò il suo telefono cellulare, poco prima di entrare, alla futura moglie. Poi sarebbe stato ucciso e il suo corpo dato alle fiamme