NAPOLI – Ucciso davanti casa alle dieci del mattino. Carlo Esposito viene assassinato appena esce dall’abitazione. I killer sono appostati in via Eugenio Montale al rione Fiat. Sparano dalla strada con almeno due pistole e crivellano finestre e infissi. Ad altezza uomo. Dietro al 29enne c’è un operaio, che resta impietrito. Non ha il tempo per muovere un passo. Sta montando una zanzariera alla stessa porta. Non ha scampo, perché è nella linea di fuoco. Colpito al torace Antimo Imperatore, incensurato. Abita anche lui a Ponticelli. Il 55enne si accascia sul pavimento. Qui proveranno a rianimarlo i medici quindici minuti più tardi. Esposito ha un guizzo: capisce subito e si volta di scatto per rientrare nel basso. Sa che la salvezza è a un passo: un metro più avanti c’è un cancello blindato (si vede nelle foto scattate dalla Scientifica). Prova a raggiungerlo: in pratica ci riesce per metà, perché le pallottole lo colpiscono alle spalle. I carabinieri lo troveranno nell’androne di casa. Poi i rilievi: c’è una scia di oltre dieci bossoli a sette metri dalla palazzina. Due calibri diversi. Il primo dettaglio è agghiacciante: il commando ha sfruttato il caso, trovando la porta di casa aperta, perché in quel momento l’operaio stava montando la zanzariera. Dunque non è stato necessario pianificare una trappola: è bastato appostarsi in strada e attendere di intravedere l’obiettivo.
I carabinieri del nucleo operativo ascoltano i vicini di casa, ma raccolgono poche informazioni per le indagini. Nessun testimone. E qui non ci sono telecamere.
Poi esaminano i profili delle vittime, per trovare una pista investigativa: l’operaio è incensurato. Un volto sconosciuto. Il 29enne ha lasciato il carcere da pochi mesi e viene ritenuto vicino al clan degli XX: i De Martino, alleati dei De Micco e in guerra perenne con i De Luca Bossa-Minichini. Per i militari pochi dubbi: l’obiettivo era Carlo Esposito. Ma si sa: i killer sparano quando e dove vogliono e gli errori sono ammessi. Resta l’assalto armato in pieno giorno e due uomini uccisi. Ponticelli torna di prepotenza sotto ai riflettori della Procura. Qui c’è una guerra tra clan: da una parte i De Micco-De Martino XX, che hanno ‘dettato legge’ nell’ultimo anno e mezzo. Dall’altra i De Luca Bossa-Minichini messi in disparte dall’aggressività dei gruppi di fuoco rivali, ma che nelle ultime settimane si sono fatti avanti. Dopo l’arresto di Marco De Micco detto Bodo, hanno provato a guadagnare il terreno perso. Le ostilità accese dopo scarcerazioni eccellenti. Questo le forze dell’ordine e gli inquirenti lo avevano previsto, ma è difficile adottare le contromisure. Le cosche spesso sono più veloci e i killer sanno dove e come colpire. Accade in queste ore nella periferia orientale della città: una polveriera pronta a esplodere.
Gli inquirenti: il 29enne braccio destro del boss
Carlo Esposito è uscito dal carcere quattro mesi fa. Il primo passo degli inquirenti è esaminare il suo ‘profilo’. Perché lo hanno ucciso ieri mattina nell’abitazione in via Montale? Non è un boss. Soprannominato Kallon. Lo considerano vicino al ras Francesco De Martino (anche lui scarcerato da pochi giorni). Braccio destro del 53enne, tornato al rione Fiat cinque giorni fa. De Martino non ha più conti aperti con la giustizia, è libero per fine pena (difeso dall’avvocato Stefano Sorrentino). Oggi Ponticelli è in fermento. Lo sanno gli investigatori. E le recenti scarcerazioni sono una iniezione di adrenalina nei rioni popolari. Qui sono notizie che fanno rumore e spostano l’asticella nei delicati equilibri. Anche Carlo Esposito è uscito dal carcere poche settimane fa. Ritenuto legato al clan degli XX, i De Martino (nemici giurati dei De Luca Bossa-Minichini). Il 29enne è considerato una sorta di ‘braccio armato’: il 25 giugno 2018 fu bloccato dalla polizia con altri tre uomini con i volti coperti da bandane e cappellini al rione Fiat: avevano mitra e pistole. Quel lunedì pomeriggio in via Eugenio Montale i poliziotti del commissariato erano all’interno del cortile dell’abitazione di un uomo, che doveva essere sottoposto a controllo, quando arrivarono due moto con persone armate e travisate da bandane e cappellini. Fuggirono. Due furono identificate e fermate poco più tardi.
Prova di forza nel bunker degli ‘XX’ per chiudere la partita
Il rione Fiat è già un indizio: considerato il bunker degli XX, i De Martino. Un assalto armato qui viene considerato una prova di forza. Come dire: possiamo colpire ovunque e in qualunque momento. E’ la prima riflessione degli investigatori, a poche ore dall’agguato in via Eugenio Montale. Sanno che con ogni probabilità non finirà qui. Anzi, potrebbe essere l’inizio di una nuova faida.
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