SEUL – I due missili lanciati dalla Corea del Nord giovedì verso il Mar del Giappone sono nuove armi tattiche e costituiscono un “avvertimento solenne” alla Corea del Sud a causa dei suoi piani di esercitazioni congiunte con gli Stati Uniti. A indirizzare questo messaggio a Seul il leader nordcoreano Kim Jong Un, che tramite l’agenzia di stampa ufficiale Kcna fa sapere di aver supervisionato personalmente il lancio.
L’accaduto
Si è trattato dei primi test missilistici dall’incontro a sorpresa fra Donald Trump e Kim nella Zona demilitarizzata (Dmz) che divide la penisola di Corea, il mese scorso. Allora i due avevano convenuto di riprendere le discussioni sul programma nucleare norcoreano, ma quest’impegno al momento non si è concretizzato e Pyongyang ha avvertito recentemente che il processo potrebbe deragliare se effettivamente si dovessero svolgere le manovre congiunte Seul-Washington, come previsto, ad agosto. Gli ultimi lanci, fra l’altro, si sono verificati all’indomani da una visita a Seul del consigliere americano per la sicurezza nazionale, John Bolton, che porta avanti una linea dura spesso denunciata dai media ufficiali nordcoreani.
“Tutti provano a prepararsi ai negoziati e ad avere influenza e creare dei rischi per l’altra parte”, è stato il commento del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, in un’intervista a Bloomberg Television, dicendosi non preoccupato dei ritardi nel ritorno al tavolo negoziale.
La tecnologia
Sui missili la Kcna non ha fornito dettagli tecnici, limitandosi a riferire che è “un nuovo tipo di arma tattica guidata” e “un sistema di arma ultra-moderna”. Poi l’affondo: questi test sono “un avvertimento solenne agli eserciti guerrafondai sudcoreani” che persistono nella loro volontà di condurre esercitazioni congiunte “nonostante i nostri avvertimenti ripetuti”. Secondo l’esercito sudcoreano, i due missili a corto raggio hanno percorso rispettivamente 450 e 700 chilometri prima di finire in mare fra la penisola coreana e il Giappone, dunque sarebbero in grado di raggiungere un obiettivo in Corea del Sud.
LaPresse