ROMA – E’ ancora il pacchetto fisco il punto interrogativo della manovra pronta al vaglio della commissione Bilancio del Senato dove, dopo le audizioni preliminari, inizierà l’esame vero e proprio, con le votazioni sulle modifiche dalla prossima settimana. Mentre al Mef il tavolo tra il ministro dell’Economia, Daniele Franco, e i responsabili economici dei partiti della maggioranza continua a lavorare sul possibile taglio delle aliquote Irpef in Parlamento Bankitalia dice chiaro e tondo che “l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale sarebbe più efficacemente raggiungibile con la revisione di detrazioni e trattamento integrativo, piuttosto che con la sola riduzione delle aliquote che favorirebbe anche i redditi diversi da quelli da lavoro dipendente”. E che nel valutare tagli all’Irap bisogna tenere conto del finanziamento del Sistema sanitario nazionale, “individuando soluzioni alternative”.
Parole che suonano come un alert al lavoro della politica. Sull’Irpef il Mef ha portato diverse soluzioni al tavolo, che si riaggiornerà giovedì alle 8. “Tendenzialmente la scelta è quella di andare sulle aliquote”, spiega il viceministro al Mise Gilberto Pichetto Fratin, spiegando che “è ancora aperto tutto il ragionamento Irap, sul quale vedremo come muoverci rispetto al verticale, orizzontale o sistema misto”. L’intenzione del governo era quella di ‘spacchettare’ gli 8 miliardi, destinandone 6 ai lavoratori e 2 alle imprese. Contraria Confindustria, con il presidente Carlo Bonomi che continua a insistere sulle necessità di “mettere i soldi in tasca agli italiani perché se lo meritano e per far ripartire i Comuni”. “Continuiamo a leggere una serie di interventi sul taglio delle aliquote Irpef, Irap, cose così, secondo noi va fatta una scelta forte per cui 8 miliardi non bastano, ne servirebbero 13, per abbassare il costo del lavoro”, insiste.
Scettico anche il Cnel secondo cui ripartire gli 8 miliardi sulla riduzione di Irpef e Irap non è sufficiente “a realizzare una riforma strutturale dell’Irpef, che è il vero nodo della riforma nonché il campo di elezione dove coniugare equità e sostenibilità. Se un intervento radicale sull’Irpef appare necessario in un’ottica di sostegno al potere d’acquisto delle famiglie di lavoratori e pensionati, operazioni sull’Irap rischiano di pregiudicare le risorse che le Regioni destinano alla sanità”.
Per l’Upb, gli interventi delineati dal governo “presentano elementi di indeterminatezza e si prospetta, per taluni aspetti, una manovra in divenire, in cui viene operato il rinvio di alcune scelte la cui definizione avverrà verosimilmente lungo l’iter parlamentare di approvazione”. La riforma fiscale, ad esempio, “risulta per ora delineata solo nei suoi principi fondamentali, con la sola definizione complessiva dello stanziamento del fondo per la riduzione della pressione fiscale e l’indicazione di massima del campo di intervento”. Non una bocciatura, ma nemmeno un giudizio morbido in un quadro macroeconomico che viene validato dall’ufficio parlamentare di bilancio pur sottolineando “rischi al ribasso”.
Sulle pensioni, Bankitalia osserva che “le misure sono giustamente improntate alla prudenza” mentre la Corte dei Conti parla di valutazione “non del tutto positiva” perché “non si rimuove la forte incertezza che si è determinata nel sistema” dopo l’introduzione di quota 100.
Di Antonella Scutiero