ROMA – La sfida europea dei partner del governo gialloverde si complica. Il rapporto Ocse sull’Italia getta un’ombra inquietante sulla salute dell’economia italiana e sulle manovre messe in campo dall’esecutivo. Se ad oggi la reazione di Lega e 5 Stelle è un sostanziale “no ingerenze dell’Europa” nella politica italiana, passata la ‘bufera’ i due partiti di maggioranza dovranno fare i conti con l’economia che non gira, la recessione alle porte e con delle misure tra loro incoerenti, a partire da Reddito di cittadinanza e Quota 100. Influirà, volente o nolente, sulla campagna elettorale. Influirà, con peso maggiore, sulla stabilità del governo un’ora dopo il voto.
La bocciatura Ocse: Pil giù, Reddito e Quota 100 incompatibili
Contrazione del Pil al -0,2% nel 2018 (destinata ad aumentare nel 2020), debito pubblico al 134% e politica di bilancio espansiva debole, compromettono il disavanzo delle finanze pubbliche, che lieviterà al 2,5% nel 2019. Queste sostanzialmente le previsioni Ocse, che bocciano i due cavalli di battaglia di 5 Stelle e Lega: Reddito di cittadinanza e Quota 100. O meglio, bocciano il combinato disposto delle misure del Movimento e del Carroccio. Quanto Salvini, ma anche Di Maio, potranno ignorare la sostanziale incompatibilità di un’azione di governo che ha natura di stampo puramente contrattualistico? Se l’economia non inizierà a girare per il verso giusto, e siamo solo nel campo delle ipotesi, ancora per poco.
Di Maio e Salvini contro l’Ocse, ma non possono ignorare l’economia ingolfata
“Austerity? La facessero a casa loro. Qualcunoseduto su una scrivania lontano migliaia di chilometri crede che l’Italia per ripartire debba attuare politiche di austerity? Bene, le facessero a casa loro”, ha scritto in un duro post di commento Luigi Di Maio. “Quota 100 darà un lavoro sicuro a più di 100mila giovani italiani e ne sono orgoglioso. Questo significa costruire il futuro, questa sarà vera crescita sociale ed economica”, difende Salvini. Ma terminata la propaganda e l’attacco alle tecnocrazie europee, cosa resta? Resta lo spettro della recessione, con il ministro dell’Economia Giovanni Tria che ammette: “Dobbiamo fare di più”.
Orizzonti diversi, economia malata e pressing interni: il governo scricchiola
I numeri, poi, diventano politica. Se l’economia non va, la spinta ideale dei due partiti di governo muove in direzioni diverse. Di ieri il litigio tra il ministro Fontana, della Lega, e il pentastellato sottosegretario Spadafora. Oggetto del contendere? Dl Pillon e Congresso della famiglia. Se i dati economici apriranno un altro fronte interno è probabile che i due partner prendano seriamente in considerazione l’idea di non continuare. Gli ortodossi pentastellati sono in pressing su Di Maio, mentre Salvini è tirato per la giacchetta dalle sirene di un centrodestra unito maggioritario nel Paese. Staremo a vedere.