MILANO – Avrebbe dato il via libera alla “vendita sottoprezzo” di palazzo Beretta, la sede della Ats, ex Asl, in corso Italia a Milano. A finire nel mirino dei magistrati contabili questa volta è stato il viceministro all’Economia leghista Massimo Garavaglia. Una decisione che, per la procura della Corte dei Conti, ha causato un danno erariale tra i 2 e i 13 milioni di euro per quanto riguarda la sola cessione dell’immobile. E di 6 milioni per la locazione.
Le indagini sul viceministro Garavaglia
Quando era assessore regionale all’Economia, Garavaglia aveva “assunto un ruolo propulsivo del procedimento contrattuale” relativo alla vendita da parte dell’azienda sanitaria milanese dell’edificio a pochi passi da piazza Missori. “Pressando per la conclusione” delle trattative e gestendo “di fatto la regia dell’intera operazione. Nonostante la posizione di conflitto d’interesse discendente dal cumulo dell’ufficio di consigliere nel cda di Cassa Depositi e Prestiti“. Secondo le toghe, Garavaglia era intervenuto nell’operazione “pur essendo privo della competenza per materia”, dato che la competenza apparteneva “all’Assessore alla Salute”.
I rapporti tra politica e magistratura
Poco prima di ricevere l’invito a dedurre, Garavaglia, ospite di ‘Agorà’, aveva parlato del rapporto tra politica e magistratura. “Penso che ognuno debba stare al proprio posto – aveva detto il viceministro dell’Economia ed esponente della Lega -: i giudici applicano le leggi, la fabbrica delle leggi fa le leggi”. Garavaglia si era schierato contro i magistrati filo-immigrati contrari alla linea del Viminale. E aveva speso parole di elogio per Armando Siri ed Edoardo Rixi, anche loro finiti sotto inchiesta.
La vendita di Palazzo Beretta
Quella della sede della ex Asl è una vicenda complicata. Palazzo Beretta è stato venduto a fine dicembre 2014 dalla stessa Ats a Cassa Depositi e Prestiti per 25 milioni di euro e Cdp lo ha poi rivenduto alla società ‘Beni Stabili’ a 38 milioni. Da qui il presunto danno erariale contestato dai pm sulla vendita per un ammontare fino a 13 milioni. Dopo la stipula, però, Ats ha continuato a stare nell’immobile ma pagando l’affitto per un importo totale di oltre 6 milioni. Che aggraverebbero il ‘contro’ a carico di Garavaglia e degli altri responsabili dell’operazione. I beni pubblici, infatti, come ricorda la Corte dei Conti, possono essere messi in vendita. Ma solo quando l’ente ha già trovato un posto dove trasferirsi.
I pm hanno notificato l’invito a dedurre anche al vicedirettore generale pro-tempore di Infrastrutture Lombarde spa Guido Bonomelli, al “direttore generale pro-tempore dell’Asl Milano” e al “direttore generale pro-tempore al Welfare di Regione Lombardia”, Walter Bergamaschi, e a Giacomo Locatelli, ex dg Asl Milano.
L’indagine penale è stata archiviata
Sul caso era stata aperta anche un’indagine penale che è stata archiviata. Il gip però nel provvedimento aveva sottolineato “l’evidenza di patologie contrattuali afferenti la complessiva diseconomicità dell’operazione negoziale e di successiva locazione dello stesso immobile da parte della medesima azienda sanitaria”. E proprio da questi presupposti è partita l’indagine contabile.
(LaPresse/di Benedetta Dalla Rovere)