La Dad spegne la mente degli studenti

La Campania ha usato più di tutti le attività a distanza: flop negli ultimi test Invalsi

Vincenzo De Luca ospite a "Porta a Porta" Foto Roberto Monaldo / LaPresse 29-09-2020 Roma Politica Trasmissione tv "Porta a Porta" Nella foto: Vincenzo De Luca Photo Roberto Monaldo / LaPresse 29-09-2020 Rome (Italy) Politics Tv program "Porta a Porta" In the pic: Vincenzo De Luca
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di Gianmaria Roberti

NAPOLI – È notte fonda per la scuola in Campania, da quanto emerge nel Rapporto annuale Istat. Un quadro a tinte fosche in cui, per gli studenti delle superiori, cresce il gap delle competenze con i coetanei delle altre regioni. E dove piaghe antiche si intrecciano a povertà, disagio socio economico e perfino a temi nuovi, quali la didattica a distanza. La Dad, come ogni strumento tecnologico, ha un valore neutro.

Può essere anche un’opportunità: dipende dal suo utilizzo. Nell’anno scolastico 2020/21, segnato dalla pandemia, la Campania è primatista assoluta di didattica a distanza. Il quarto capitolo del Rapporto – intitolato “Le diverse forme di disuguaglianza” – rileva che “nelle scuole del Sud, la quota di ore svolte a distanza supera di venti punti percentuali il valore medio nazionale (47 per cento, contro 27 per cento), con punte massime in Campania (59 per cento), dove le ordinanze regionali hanno prolungato il periodo di chiusura delle scuole”. Questo passaggio riporta allo scontro, assai aspro, sulle scelte di Palazzo Santa Lucia, riguardo le misure anti Covid. Ma non basta.

Il dato più allarmante, ripreso dai test Invalsi, è quello sui livelli di apprendimento. Se in Italia “per gli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, la perdita degli apprendimenti è stata generalizzata”, valori “decisamente più elevati si osservano in Campania e in Calabria, dove i tassi di low perfomer in italiano superano il 60 per cento (64,2 per cento in Campania, 63,5 per cento in Calabria) e in matematica il 70 per cento (73 per cento in Campania, 70,2 per cento in Calabria)”. Lo studio, peraltro, sintetizza tutte “le criticità che il sistema scolastico ha dovuto affrontare a seguito della pandemia: didattica a distanza e problemi informatici a essa connessi, percezione degli studenti, aumento del turnover degli insegnanti a seguito delle restrizioni nella mobilità territoriale e delle misure di quarantena e autosorveglianza”.

L’Istat, comunque, ipotizza un nesso tra tali fattori e lo scadimento medio nella qualità dell’apprendimento. “Le regioni con la più alta quota di low performer e con i peggioramenti più marcati – si legge nel Rapporto -: Abruzzo e soprattutto Puglia e Campania. In tali regioni le ore di Dad sono state tra le più elevate in Italia e si registra anche la più forte variazione del ricorso a insegnanti sostituitivi per svolgere supplenze annuali”. E c’è un altro primato negativo: la partecipazione scolastica degli alunni con disabilità. Nella Dad, la quota di esclusi è scesa dal 23% del precedente anno scolastico al 2%. Tuttavia, con “punte massime del 4 per cento in Calabria e in Campania”.

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