CASAL DI PRINCIPE – Un dialogo amaro, intriso di rancore, registrato nella sala colloqui del carcere di Milano Opera. La conversazione, datata 12 dicembre 2024, secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, ha contribuito a dare una nuova lettura alla compravendita di un’area agricola di 9 ettari situata a Grazzanise, in località Selvalunga, a ridosso dell’aeroporto militare. Una lettura che l’altro ieri è sfociata nei tre arresti richiesti dalla Dda di Napoli e ordinati dal Tribunale: Antonio Schiavone, fratello del capoclan Francesco Schiavone Sandokan, è stato portato in carcere; Amedeo De Angelis, 57enne di Casal di Principe, e Francesco Paolella, 72enne di San Cipriano d’Aversa, sono entrambi finiti ai domiciliari. Quei terreni, suddivisi in quattro particelle e comprensivi anche di un fabbricato, stando
alla tesi dell’Antimafia, sarebbero stati acquistati agli inizi degli anni Novanta da Sandokan, ma lasciati intestati, per schermarli, ai loro originari proprietari, i De Angelis.
Con il boss in carcere – al 41 bis – dal 1998, a gestirli sarebbe stato Antonio Schiavone, che di recente aveva deciso di venderli, per monetizzare quell’investimento mafioso, a Paolella. È questa la ricostruzione che ha portato la Dda a contestare ai tre i reati di riciclaggio e autoriciclaggio, entrambi aggravati dal metodo mafioso. Torniamo all’audio: protagonisti di quel dialogo, considerato dai militari dell’Arma
rilevante ai fini investigativi, sono Valter Schiavone (detenuto), anche lui germano del capoclan Francesco Schiavone Sandokan, la moglie Nicolina Coppola e il figlio Francesco (i tre non sono coinvolti nell’inchiesta che ha fatto scattare l’altro ieri le misure cautelari).
L’oggetto della rabbia è Antonio Schiavone: “Si è comportato male”, ripete Valter, accusandolo di non aver più sostenuto le spese di giustizia e di aver rotto quel “mutuo soccorso” che aveva cementato la famiglia negli anni di massima forza del clan. Per i magistrati, quel colloquio segna un punto di svolta. Il malessere di Valter, dicono gli inquirenti, è determinato dal sopraggiungere di un evento nuovo, che coinvolge
direttamente il figlio Francesco e il fratello Antonio: la vendita di quei terreni formalmente intestati ad Amedeo De Angelis, ma, come ritiene
la Dda, di proprietà di Sandokan. Proprio nei mesi in cui Antonio Schiavone, ritenuto il gestore di fatto di le aree agricole situate a Grazzanise, De Angelis e Francesco Paolella trattano il passaggio di proprietà (trattative avviate tra settembre e ottobre 2024, poi formalizzate nel febbraio 2025), scoppia lo scontro all’interno della famiglia. La circostanza è agganciata anche alle intercettazioni telefoniche sull’utenza in uso ad Antonio. Il quadro agricolo che emerge dagli accertamenti è tutt’altro che lineare. I fondi di Selva
lunga – intestati a De Angelis – risultano affittati a rotazione a due soli soggetti: Francesco Paolella e Francesco Schiavone (classe 1992, figlio di Valter).
La forbice dei prezzi è lampante: i 700 euro pattuiti con il giovane Schiavone sono ‘al limite del comodato gratuito’ rispetto ai 6.300 versati da Paolella nello stesso perimetro temporale. Per gli inquirenti, l’unica spiegazione ‘ragionevole’ è che il fitto a Francesco servisse solo a formalizzare la titolarità agricola – con i correlati benefici (ad esempio il gasolio agricolo) – mentre la gestione effettiva dei terreni restava in capo ad Antonio Schiavone, con intestazioni fittizie funzionali a schermare la conduzione reale del fondo. Per gli investigatori, lo sfogo
di Valter è connesso al fatto che era rimasto fuori – soprattutto il figlio – dall’operazione immobiliare che il fratello Antonio aveva deciso di portare avanti, aggravato dal fatto che ormai il germano non lo avrebbe più sostenuto economicamente. Quel colloquio in carcere restituisce la cornice umana di questo mosaico economico-giuridico. Valter si dice “rimasto affezionato” a un codice di lealtà familiare (mafiosa) che – sostiene – non c’è più: “Ognuno per i fatti suoi”.
Nelle parole di Valter riaffiora il tema delle spese legali (“mi ha lasciato senza avvocato”) e la rivendicazione di un credito morale maturato in
trent’anni di carcere, fino alla chiosa sulle recenti condanne all’ergastolo “senza avvocati”. È il punto di rottura: la vendita dei terreni – secondo gli investigatori – diventa miccia e specchio di un riequilibrio patrimoniale in cui ruoli, favori e pretese si intrecciano. Antonio Schiavone, De Angelis e Paolella, raggiunti dalla misura cautelare emessa dal gip Federica Girardi, sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
Arrestato il fratello di Sandokan. Ha gestito per conto del capoclan…
Arrestato Antonio Schiavone, terreni sequestrati a Grazzanise
Tra rivisitazioni dei Casalesi e ammissioni: il pentimento del padrino fermato…
Le tracce date da Nicola Schiavone per ricostruire l’impero del padre….