MILANO – Giornata nera per Facebook. Prima le rivelazioni di una ‘talpa’ che ha accusato il colosso di essere pericoloso e di fare poco per fermare la diffusione di messaggi d’odio e disinformazione sulla sua piattaforma. Poi il tonfo in borsa, con le azioni che hanno ceduto oltre il 4% a Wall Street. Infine, il blocco non solo del social, ma anche di Whatsapp e Instagram, dovuto a un down mondiale.
Ma, appunto, l’inizio di questa giornata catastrofica sono state le dichiarazioni della data analyst Frances Haugen, 37 anni, durante l’intervista che ne ha rivelato l’identità ieri, a ’60 minuti’ sulla ‘Cbs’: “Non credo che siano intenzionati a investire davvero su quello che serve per evitare che Facebook sia pericoloso”. Sono parole dure e che spingono la compagnia di Mark Zuckerberg al centro di una nuova bufera. La donna, ex manager, ha presentato almeno otto denunce anonime alle forze dell’ordine federali contro la compagnia e dovrà testimoniare in settimana davanti al Congresso. Il motivo della denuncia, secondo Haugen, è sintetizzabile come: tra il bene pubblico e gli interessi della compagnia, “Facebook ha mostrato, ancora e ancora, di scegliere il proprio profitto”. Haugen, che ha lavorato per Google e Pinterest prima di unirsi al social di Zuckerberg nel 2019, ha affermato di aver chiesto di lavorare in un’area dell’azienda contro la disinformazione, dopo la perdita di un amico a causa di teorie complottiste presenti sul web. Tuttavia, secondo l’ex manager, Facebook avrebbe disattivato prematuramente le misure di sicurezza contro la diffusione delle fake news, dopo la vittoria di Joe Biden alle elezioni, contribuendo all’assalto del Campidoglio Usa il 6 gennaio.
Inoltre, la piattaforma avrebbe sciolto l’unità di ‘integrità civica’ dove lavorava Haugen. Sarebbe stato proprio questo il momento in cui la donna avrebbe deciso di presentare una serie di istanze, con l’augurio dell’arrivo di nuove regolazioni governative contro il social network. Secondo Haugen, la piattaforma era anche consapevole del suo contributo nell’alimentare odio e disinformazione, tramite una ricerca fatta dalla stessa compagnia. Per questo è scattata la denuncia: Facebook non avrebbe fornito ulteriori informazioni sui rischi della sua piattaforma, come rivelato nell’intervista a ’60 minuti’.
Un approccio similare era già stato considerato nell’inchiesta uscita a settembre sul Wall Street Journal, che aveva sottolineato come gli algoritmi ‘cattura attenzione’ di Facebook avevano contribuito ad alimentare il dissenso politico e problemi emotivi e di salute, soprattutto tra i giovani. Secondo Haugen sarebbe stato il 2018 a segnare uno spartiacque sul piano della ‘divisività’: alimentando le dispute, gli utenti accedevano più spesso, favorendo così il gigante dei social media che riusciva a vendere più pubblicità digitale. Le rendite annuali di Facebook sono così raddoppiate nel 2018, passando da 56 miliardi di dollari (circa 48 miliardi di euro) a una cifra che oggi secondo le previsioni arriva a 119 miliardi di dollari (circa 102 miliardi di euro). “Nessuno di Facebook è cattivo”, ha detto Haugen, “ma gli incentivi sono disallineati, giusto? Facebook guadagna di più quando si consumano più contenuti e alle persone piace essere coinvolte con ciò che suscita una reazione emotiva. A più rabbia vengono esposti, più interagiscono e più consumano”.
(LaPresse)