Negli anni ’80, il Giappone era il campo di prova per tecnologie all’avanguardia e imprese audaci, comprese quelle nel settore automobilistico. In questo clima di fervore, nacque la Jiotto Caspita, una supercar concepita per fondere le prestazioni della Formula 1 con l’usabilità stradale.
Dietro la Caspita c’erano gli innovatori Yoshikata Tsukamoto di Wacoal Corp. e Minoru Hayashi di Dome Co. Ltd. Il design è stato affidato a Kunihisa Ito di Jiotto Design Incorporated, che ha creato linee aerodinamiche ispirate alle auto da corsa del Gruppo C. L’ala posteriore integrata e le porte ad ala di gabbiano aggiungevano un tocco di spettacolarità.
Inizialmente equipaggiata con un motore boxer Subaru da 450 CV derivato dalla F1, la Caspita Mk. II ha successivamente adottato un Judd V10 da 585 CV. Le sospensioni regolabili elettronicamente e l’ala posteriore retrattile esemplificavano l’impegno nel combinare prestazioni estreme con praticità.
Sebbene la crisi economica degli anni ’90 abbia impedito alla Caspita di entrare in produzione, rimane un simbolo dell’ingegno e del coraggio dell’industria automobilistica giapponese. I due prototipi sono una testimonianza di un’epoca in cui il Giappone sfidava l’Europa sul suo stesso terreno, ridefinendo i limiti delle prestazioni.