Una sola mossa per mettere fuorigioco chi racconta le voci del palazzo (dal palazzo) e chi raccoglie quelle della provincia. I tagli all’editoria voluti dai grillini rischiano di suonare il de profundis della stampa.
Dirlo non significa esagerare, anzi. Radio Radicale e le tante realtà giornalistiche che hanno rubato spazio ai colossi dell’editoria rischiano di chiudere bottega. Quelle strutture se riescono a versare gli stipendi ai giornalisti, se sono in grado di pagare le tipografie, i grafici, chi si occupa della distribuzione, se danno voce alle periferie, offrendo agli italiani un racconto diverso di quello pre-formattato dall’informazione generalista, è grazie al sostegno dello Stato.
Chi ha annunciato in campagna elettorale la lotta ai potentati, chi si è professato paladino dei deboli ora si sta trasformando in sordo difensore di un principio che darà ancora più forza ai colossi e renderà fragili più fragili.
A rischiare di ‘finire’ c’è la storia di Radio Radicale: una realtà che ha permesso ai cittadini di seguire eventi importanti. Dai processi che hanno cambiato la storia del Paese agli scontri parlamentari. Le sue registrazioni rappresentano un patrimonio inestimabile che ora è a un passo dal baratro.
La pluralità dell’informazione si sgretolerà, lasciando spazio alla superficialità dell’informazione web messa in piedi solo per rubare qualche click.
Anche il Vaticano ha tentato di far cambiare idea al Governo: non per Avvenire, ma proprio per Radio Radicale. Ma Luigi Di Maio non molla: vuole colpire le piccole realtà e finanziarie non meglio specificate iniziative tecnologiche.
Dal Parlamento è arrivata all’Esecutivo penta-leghista una richiesta trasversale: serve ripristinare i fondi all’editoria. Lo hanno dettto tutti: dalla destra alla sinistra. Lo chiesto Vittorio Sgarbi (clicca qui), Fratelli d’Italia e Liberi Uguali, passando per Forza Italia e Partito Democratico. Nonostante l’eterogeneità dell’istanza, i grillini procedono con quella che ha il sapore di una legge bavaglio 2.0.
I Radicali con forza e costanza stanno seguendo la vicenda: cercano di difendere la loro storia e quella di tante piccole realtà giornalistiche. Lo stanno facendo con la democrazia che contraddistingue il loro partito: ma la barbarie dello stop ai fondi, per ora, sta vincendo. A perdere è il lavoro e il pluralismo dell’informazione.