CASERTA – La prima interlocuzione ufficiale tra il mondo degli allevatori bufalini e le istituzioni europee dimostra che il problema della brucellosi e della tubercolosi animale è ben più vasto di quello che si immaginava. Oltre agli allevatori casertani, infatti, a sfilare davanti a Lavlo Kuster e Carlos Marino Ovilo, rappresentanti della commissione europea coinvolti dall’eurodeputato Piernicola Pedicini nella conferenza che si è svolta ieri all’europarlamento di Bruxelles, era rappresentato tutto il mondo degli allevatori dell’Italia Meridionale e della Sardegna. Segnale, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che qualcosa non va come dovrebbe nella gestione dell’emergenza.
I numeri agghiaccianti
A mettere in luce, in maniera brutale come solo i numeri possono fare, la situazione è proprio Pedicini che resoconta alle istituzioni europee delle 300 aziende chiuse a causa della politica degli abbattimenti inaugurata nel 2014, e dei 5mila posti di lavorio perduti oltre alla cifra mostruosa di 140mila bufale abbattute negli ultimi anni e, per la maggior parte, risultate positive ai controlli post macellazione. Una storia lunga, quella del contrasto alla malattia che parte dai piani del 2002 e del 2007 quando l’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi dichiarò lo stato di emergenza per intercettare, malgrado i limiti stretti segnalati dal direttore dell’istituto zooprofilattico di Teramo Vincenzo Caporale che gestì quella fase, i fondi della Protezione Civile. La svolta negativa alla lotta alle malattie, però, è arrivata nel 2014 quando la responsabilità del contrasto è passata nelle mani dell’istituto zooprofilattico del Mezzogiorno guidato da Antonio Limone.
Il racconto di Fabbris
E’ il portavoce del movimento unitario Gianni Fabbris a raccontare ai decisori europei la situazione. “Abbiamo vissuto un cambio di strategia decisivo: difficoltà nel proseguire con le vaccinazioni, minore prevenzione a carico degli stessi operatori e chiusura al dialogo con gli allevatori che aveva garantito il successo al piano di eradicazione del 2007. Non siamo solo i rappresentanti della maggioranza assoluta degli allevatori bufalini del territorio casertano, con noi ci sono oltre 120 associazioni e organizzazioni di settore, cittadini comuni impegnati a difendere la democrazia nei nostri territori”. Chiaro anche il senso della posizione degli allevatori. “Noi non ci lamentiamo degli abbattimenti nelle stelle. Noi stiamo dicendo che c’è un problema decennale che non si è risolto e che, mentre resta irrisolto – ha spiegato ancora Fabbris – ha visto aumentare i problemi per le imprese, per il territorio e per l’ambiente. Noi siamo i primi portatori di interesse nel voler risolvere il problema della brucellosi e la nostra presenza non è mossa dalla volontà di denunciare nuovamente la situazione ma dalla speranza che questa tendenza possa essere invertita”. Inversione di tendenza necessaria anche nell’interesse, tutto economico, dell’Unione Europea.
Il brnad campano della mozzarella di bufala
Come illustrato da Carlos Marino Ovilo la mozzarella di bufala campana rappresenta una ricchezza unica nel panorama dell’export europeo perchè è un prodotto riconoscibile e caratteristico di un territorio del continente. Un giro d’affari quantizzato in oltre 400 milioni di euro annui sui 9 miliardi di euro di export europeo di prodotti caseari. Una delle fette più grandi del comparto, sicuramente la più riconoscibile, e certamente quella più a rischio con il 18% di incidenza della malattia raggiunto negli ultimi mesi come confermato dall’aumento dei focolai, dei comuni e dei territori coinvolti dalla rinnovata emergenza. A confermare la validità delle regole il commissario Kuster a cui è stato rivolto l’appello di far rispettare, alla Regione Campania, la direttiva comunitaria 689 che disciplina la materia e che è rimasta lettera morta anche nel silenzio del Ministero della Salute.
La delegazione
Al Parlamento europeo, a sostegno dell’iniziativa promossa dall’eurodeputato Pedicini del gruppo dei Verdi Europei, anche il senatore Luigi Nave e il deputato Alessandro Caramiello del Movimento 5 Stelle, entrambi campani e presenti per tentare di comprendere la situazione. “Siamo qui nel tentativo di ascoltare quello che gli allevatori hanno da dire e nel tentativo di offrire un contributo, all’interno di Senato e Camera, per sbrogliare la matassa. E’ una impresa complessa ma – dichiara a Cronache il senatore Nave – è giusto provare a fare qualcosa per salvare il comparto”.
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