di Laura Carcano
MILANO (LaPresse) – La nave cargo Alexander Maersk, battente bandiera danese, con a bordo 113 migranti soccorsi nel Mediterraneo, al largo della Sicilia, si trova da venerdì a poche miglia dal porto di Pozzallo (Ragusa). E attende istruzioni dal Centro di coordinamento soccorsi della guardia costiera.
Intanto, il messaggio del ministro dell’Interno, Matteo Salvini è chiaro. “In questo momento le navi di due Ong sono nel Mediterraneo, in attesa di caricare immigrati. La Lifeline, infine, nave fuorilegge con 239 immigrati, è in acque maltesi. Tutto questo per dirvi che il ministro lo farò insieme a Voi. Condividendo tutte le informazioni che sarà possibile e per ribadire che queste navi si possono scordare di raggiungere l’Italia. Voglio stroncare gli affari di scafisti e mafiosi!”, scrive su Facebook. Ma altrettanto chiare suonano le parole del premier di Malta, Joseph Muscat: “Lifeline ha violato le regole, ignorando le direttive dell’Italia in Libia. Dovrebbe spostarsi dalla posizione verso la destinazione originale per evitare un’escalation”. Malta informa inoltre di avere appena fornito forniture umanitarie e che le forze armate hanno permesso a un medico di evacuare una persona.
E continua a restare nelle acque internazionali e attende una soluzione diplomatica anche la Lifeline, la nave che opera soccorsi di migranti gestita dalla omonima Ong tedesca e minacciata di sequestro in Italia
Come fa sapere Axel Steier, rappresentante in Germania dell’organizzazione, “alcune discussioni sono in corso tra differenti Stati per accogliere i suoi naufraghi”. L’Italia aveva chiesto a Malta di farla attraccare, ma La Valletta ha detto ‘no’. E nel ‘gioco’ di botta e risposta e di accuse e controaccuse, Steier ha respinto quella secondo la quale la nave batterebbe illegalmente bandiera olandese.
L’Italia accusa l’Ong di aver agito fuori dalle regole del diritto internazionale prendendo a bordo i migranti mentre la Guardia costiera libica stava per intervenire in soccorso. Lifeline invece assicura di essere intervenuta in aiuto dei naufraghi in pericolo, circa 230 persone, di cui 14 donne e quattro bambini.
In generale, la linea di condotta ufficiale dell’Italia è intanto quella che arriva da un messaggio “circolare, di carattere tecnico-operativo” della Guardia costiera. Una informativa standard. Nell’evenienza in cui al centro di coordinamento di Roma della guardia costiera pervenga da una imbarcazione una richiesta di soccorso in area Sar (Search and rescue) libica, cioè nelle acque di Ricerca e soccorso della Libia, un’area fuori dall’area Sar italiana, le autorità competenti sono quelle libiche e sono loro quelle con cui coordinarsi.