La pentita Anna Carrino tramite tra il capozona Kader e il nipote vicino alle cosche napoletane

Intercettata mentre avverte il bidognettiano che il figlio della sorella voleva incontrarlo. La collaboratrice di giustizia al luogotenente di Cicciotto: “Mi senti? Ti voleva Peppino, ti faccio chiamare”

CASAL DI PRINCIPE – Dover troncare i rapporti con i familiari è stata la parte più difficile della sua scelta di collaborare con la giustizia: un dolore che Anna Carrino, ex compagna del boss Cicciotto ‘e mezzanotte, al secolo Francesco Bidognetti, ha raccontato nelle varie interviste che ha concesso da pentita di mafia. Nel 2008, poco dopo aver lasciato Casal di Principe per Roma, dove venne arrestata, decise di aiutare la magistratura nel contrastare la cosca che guidava il padre dei suoi tre figli, Katia, Teresa e Gianluca Bidognetti. Ma negli ultimi anni, stando a quanto raccolto dai carabinieri di Aversa, impegnati ad indagare sulla nuova organizzazione del gruppo che si ispira proprio a Cicciotto ‘e mezzanotte, la Carrino avrebbe ripreso assiduamente i contatti con alcuni suoi familiari, ancora legati, direttamente e indirettamente, a quella mafia da cui 16 anni fa aveva preso le distanze. Delle sue conversazioni con Vincenzo D’Angelo, detto Biscottino, marito di Teresa e ‘portavoce’, fino al 2022, di Gianluca Bidognetti Nanà (per gli inquirenti il nuovo capoclan), abbiamo già scritto. E abbiamo pure già raccontato dell’ipotesi degli investigatori riguardante il denaro che sempre l’ex lady mafia avrebbe garantito ai suoi parenti detenuti versando denaro su una carta prepagata di D’Angelo. E sulla stessa scia oggi aggiungiamo un’altra chiacchierata ascoltata dai carabinieri.

Quale? Quella che la Carrino ha avuto con la sorella Rosalba. È datata 15 dicembre 2020. La pentita, conversando con la sorella che vive a Qualiano, apprende che il nipote, Giuseppe Carrano (assistito dall’avvocato Domenico Dello Iacono) a breve sarebbe stato scarcerato: “Il 22 esce proprio”, dice Rosalba. Insomma, non permessi o regimi detentivi più lievi, ma una liberazione definitiva, anche se avrebbe dovuto convivere con la sorveglianza speciale: “Avrà il libretto rosso”. “Mi hai dato una bella notizia”, esulta l’ex compagna di Cicciotto. La mamma di Giuseppe, però, era preoccupata ed infatti riferisce alla sorella che sarebbe stata intenzionata a mettere in allerta il figlio, a “guardarsi le spalle” in quanto nel quartiere di Miano, a Napoli, c’era agitazione e ne era la dimostrazione quanto capitato a Salvatore Stabile, per gli inquirenti affiliato al clan attivo nella zona di Chiaiano: un gruppo rivale aveva fatto una stesa, a novembre 2020, per intimidirlo. “[…] A parte dei quattro scemi – chiarisce la Carrino – si deve stare anche attento alla pellaccia, perché a volte non sai cosa passa nella mente delle persone. Adesso prendi il marito di Emiliana, no… è uno scemo, non sa nulla. […] Si è trovato in mezzo a questo. È un attimo”.
Carrano, nipote di Anna Carrino, era stato arrestato il 23 maggio 2017 con le accuse di spaccio di droga ed estorsioni e per gli inquirenti si tratta di un personaggio collegato al clan Nappello, cosca partenopea che controlla la zona di Miano.

Questi presupposti spinsero la Dda di Napoli a chiedere e ottenere dall’ufficio Gip la possibilità di continuare a tenere sotto controllo il telefono della Carrino per delineare possibili collegamenti affaristici tra i Bidognetti e altri gruppi criminali partenopei. Una tesi (quella dell’esistenza di contatti tra Casalesi e clan napoletani) che, secondo i carabinieri, trova conferma anche in una conversazione del 16 ottobre 2020, quindi precedente a quella tra l’ex compagna di Cicciotto e la sorella Rosalba. E anche in questa chiacchierata ‘ascoltata’ è sempre Anna Carrino la protagonista: chiama Nicola Sergio Kader, residente a Castelvolturno, marito della nipote Francesca e per gli inquirenti capozona dei Bidognetti sul Litorale. L’ex compagna di Cicciotto ricorda a Kader che lo cercava proprio Giuseppe Carrano: “Ti voleva Peppino, adesso che vado a casa ti faccio chiamare? Su questo numero?”. “Sì – risponde Kader – ma devo venire lì? O dobbiamo parlare per telefono?”. “E non lo so”, chiarisce Carrino.

Insomma, la collaboratrice di giustizia avrebbe fatto da tramite tra il figlio della sorella, ritenuto vicino ai Nappello, e Kader, uomo dei Bidognetti sul Litorale. In quel periodo Carrano era ancora detenuto, ma aveva ottenuto 5 giorni di permesso dal magistrato di Sorveglianza del Tribunale di Napoli (dal 13 al 18 ottobre). Sempre il 16 ottobre i carabinieri registrano la chiamata tra il napoletano e il castellano: “Dove stai, a casa?”, domanda Carrano. “No, sto facendo un servizio”, risponde Kader. “Ti stavo dicendo, ti ricordi di quello che parlammo? Ho un mio cugino…”, prosegue il presunto esponente dei Nappello. “Io non so se per le 5 e 30 – 6 ce la faccio a passare. Se è una cosa, domani tu stai là no?”, propone il castellano. “Sì, domani sto qua”, gli conferma Carrano. Gli investigatori sostengono che questo contatto tra i due riguarderebbe un affare che avevano concordato precedentemente e che dovevano concretizzare. Queste intercettazioni sono contenute nell’inchiesta che lo scorso dicembre ha fatto scattare 26 condanne per altrettanti imputati accusati a vario titolo di mafia, estorsione, droga e ricettazione. Tra le persone giudicate colpevoli c’è proprio Kader, che ha incassato 11 anni per associazione mafiosa. Non figura, invece, Anna Carrino tra le persone coinvolte in quell’attività investigativa.

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