ROMA – Niente da fare, con la Fase 2 tornano le polemiche politiche. Il calcio deve ripartire? I clandestini che lavorano nell’agricoltura vanno regolarizzati? Le donne sono abbastanza rappresentate nel processo decisionale per disegnare l’Italia che riparte? Per ogni questione c’è sempre, puntuale, almeno una divisione. Alla faccia degli appelli all’unità e alla collaborazione.
Nel lunedì della ripartenza della manifattura, già si sogna il ritorno del campionato. Ma il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, è molto cauto. Non sono d’accordo Salvini e Renzi, quasi unanimi nello spingere per un ritorno, pur graduale, alle partite di pallone. L’ex premier, ora a capo di Italia Viva, invita Spadafora in Parlamento: “Non può decidere lui solo”. Ripartire, “ovviamente non domani”, dice il leader della Lega, ricordando che con il calcio “si parla di 300mila posti di lavoro”.
Il segretario del Carroccio, poi, torna a criticare l’idea di regolarizzare quei migranti clandestini che, già lavorando nei campi, rischiano l’espulsione in caso di controlli. Da quanto filtra, le ministre dell’Interno e dell’Agritcoltura sarebbero favorevoli a varare un provvedimento ad hoc, magari all’interno di uno dei prossimi pacchetti. “Provano una sanatoria , abbiamo il dovere morale di fermarli”, tuona Salvini, riprendendo anche la polemica sulle scarcerazioni dovute all’epidemia.
Altre critiche erano piovute sugli esperti, quasi tutti uomini, nominati dal Governo per gestire l’emergenza e disegnare la ripartenza. Il premier Giuseppe Conte fa sapere, con una nota, che chiederà ai responsabili delle due principali task force di “integrare un’adeguata presenza femminile”, tanto nella squadra guidata da Vittorio Colao quanto in quella del capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Pure i ministri vengono invitati a fare altrettanto, “affinché tengano conto dell’equilibrio di genere”.
Sopire polemiche, spuntare critiche, concentrare l’attenzione sulla Fase 2: è questa la strategia politica di Palazzo Chigi, dove si continua a limare il decreto ‘Aprile’, diventato ormai ‘Maggio’, che varerà misure per 55 miliardi di euro. Il lungo lavorio serve per evitare gli scivoloni delle settimane scorse, e includere il maggior numero possibile di proposte da alleati ed opposizioni. Tra i primi e le seconde, comunque, non manca chi continuerà a fare pressing su Conte. (LaPresse)