La procura di Roma chiude l’indagine sul raid nel bar della Romanina

Secondo la ricostruzione, Antonio Casamonica sarebbe entrato nel bar col cugino, pretendendo di saltare la fila ed insultando il proprietario

Carlo Lannuttii / LaPresse

ROMA (LaPresse) – Si è conclusa l’indagine della procura di Roma sul raid nel bar della Romanina. Evento del 1 aprile che ha portato all’arresto di Antonio Casamonica e Vincenzo, Alfredo ed Enrico Di Silvio. I primi tre sono detenuti in carcere, il quarto ai domiciliari. Rischiano tutti il processo e la direzione distrettuale antimafia ipotizza nei loro confronti reati che vanno, a vario titolo, dalle lesioni, alle minacce e danneggiamento. Aggravate da modalità mafiose.

Le immagini delle telecamere di video sorveglianza del bar e le testimonianze raccolte lasciano pochi dubbi sulle responsabilità dei tre giovani nell’aggressione a una donna e al barista. Mentre Enrico Di Silvio avrebbe offerto denaro e poi minacciato le vittime, due giorni dopo il raid, affinché ritirassero la denuncia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Antonio Casamonica e il cugino Alfredo Di Silvio sono entrati nel locale. Con la pretesa di passare avanti agli altri clienti, hanno insultato il titolare, urlandogli “rumeno di merda”.

In fila con loro la donna picchiata per prima, per aver risposto agli insulti dicendo loro che “se non apprezzavano il servizio potevano cambiare bar”

I due le hanno strappato e rotto gli occhiali. Poi l’hanno spinta contro un muro e colpita con ferocia, armati di una cintura. Mentre lei implorava pietà e gli altri presenti non reagivano, pietrificati dal terrore. Prima di lasciare il locale altre urla contro la vittima: “Se chiami la polizia ti ammazziamo”. Dopo mezz’ora Alfredo Di Silvio è tornato in compagnia del fratello Vincenzo. I due hanno aggredito a colpi di bottiglia il barista ‘colpevole’ di non essersi occupato con solerzia di loro. Hanno devastato il bar, intimando al titolare di chiudere e gridando: “Qui comandiamo noi, fai quello che ti diciamo o ti ammazziamo!”.

L’idea del gip

Secondo la gip, Clementina Forleo, “appare evidente che i Casamonica e i Di Silvio siano assurti a ‘padroni’ del territorio e che l’aggressione della donna prima e la spedizione punitiva nei confronti del barista con annessa devastazione del locale dopo, abbiano costituito una rivendicazione di tale diritto”.

“La complessiva condotta tenuta costituisce una ostentazione del potere su un territorio che gli indagati considerano sottoposto al loro dominio”, prosegue la gip nell’ordinanza. “In altri termini, si è trattato di un modo per riaffermare il proprio potere anche per disincentivare eventuali future reazioni. Rendendo evidente a tutti quale trattamento sarebbe stato riservato ai soggetti che non assecondavano i loro voleri”.

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