NAPOLI – “Un tempo l’ufficio Scorte era un servizio d’elite. Non era previsto per i pentiti. Proteggevamo solo magistrati e qualche politico in vista. Niente più. Avevamo la possibilità di concentraci su poche autorevoli figure. Oggi si è ridotto a scortare un po’ tutti. Ovvio che ci siano carenze di personale e problemi di altro genere”. Tommaso Delli Paoli (foto a destra), ex segretario Silp, ha lavorato per tanti anni all’ufficio Scorte di Napoli. E’ solo una questione organizzativa? Perché non si valuta di fornire protezione a don Maurizio Patriciello, dopo la bomba davanti alla chiesa a Caivano? “Non dico che oggi le persone tutelate, non ne abbiano bisogno – si affretta a dire – anche i collaboratori di giustizia hanno necessità di garanzie. Ma un tempo erano protetti da altri uffici di polizia e le risorse delle Scorte erano canalizzate, non venivano disperse. Don Patriciello è un prete anti clan da anni e va protetto, concordo. Qui non è una questione di risorse”. Resta il fatto che in prefettura non se ne parli. “Si deve riunire il Comitato per l’ordine e la sicurezza. E’ lui che decide”. Poi fa due conti: “Oggi si scorta un po’ di tutto. Qualche pentito, alcuni magistrati sono rimasti, un parrucchiere al rione Sanità e zero politici. Fino a qualche tempo fa c’erano meno persone da proteggere. Oggi sono aumentate”. E i numeri gli danno ragione. Solo la polizia scorta a Napoli e in provincia venti ‘personalità’. Bisogna aggiungere anche carabinieri (più di venti), finanzieri e in qualche caso la Municipale. Va detto che il vero e proprio servizio di scorta (un’auto in appoggio con tre poliziotti) è limitato a 4-5 persone. Molto più diffuse la Tutela (autista della Procura e agente) e la Doppia tutela (autista e due poliziotti). “Oggi scortiamo l’ex sindaco Luigi de Magistris, una volta avevamo i governatori, ma Vincenzo De Luca ha scelto i vigili di Salerno. Poi abbiamo alcuni magistrati della Procura nazionale antimafia e della Direzione distrettuale antimafia. E diversi imprenditori, che hanno denunciato la camorra e che hanno ricevuto minacce pubbliche e private”. A parlare è un poliziotto, che oggi lavora all’ufficio Scorte e che chiede l’anonimato. “Tutti qui parlano della sicurezza di don Patriciello. Noi riteniamo che il pericolo c’è ed è concreto. Ma non decidiamo. Però riteniamo che si debba dare protezione al parroco anti camorra. Soprattutto dopo l’episodio della bomba davanti alla chiesa”. Esiste qualche tutela datata, che andrebbe aggiornata, o cancellata? “A occhio credo di no. Solo alcuni magistrati della Pna e della Dda hanno scorte da oltre dieci anni. Ma sono ancora in servizio e dunque ne hanno necessità. Qui non vedo casi limite. A Roma, invece, ce ne sono tanti. Il vero scoop si fa nella Capitale”. Mimmo Rubio (nella foto a sinistra) oggi vive sotto scorta. Giornalista anti clan. Dirige il sito di informazione Arzano news, che dà qualche grattacapo ai ras. Minacciato dalle cosche della ‘167’ di Arzano. “Da un anno la mia vita è cambiata – spiega al telefono – due ‘stese’ sotto casa e poi una bomba carta sul balcone. Denunciai l’apertura di un centro scommesse sospetto e raccontai una festa nella ‘167’ con neomelodici, organizzata dai boss locali”. Ha sempre scritto di camorra in una città, sciolta per mafia già tre volte. Qui ci sono gli Scissionisti degli Amato-Pagano, ma anche i Moccia. “Una situazione pesante la mia. La scorta mi ha stravolto la vita. Ho quattro poliziotti fissi su di me. Però avverto la sicurezza anche per la mia famiglia”. Sedici mesi fa ci furono proteste plateali ad Arzano. E “fui minacciato pubblicamente, insieme ai membri del Comitato”. Qui Rubio è definito ‘bersaglio plateale’. Non è il solo. Anzi, in buona compagnia. Ieri don Maurizio Patriciello è stato a colloquio con il procuratore Giovanni Melillo. “Un incontro che mi fa ben sperare”, dice il parroco anti clan nel giorno del suo compleanno. Memore la battaglia ai roghi di rifiuti, che hanno devastato la Terra dei fuochi. Il magistrato lo ha chiamato al cellulare per dimostrargli la solidarietà. Con il tenente della caserma di Caivano Antonio La Motta, è andato in Procura. Un confronto a tutto tondo sulle dinamiche criminali nella periferia nord. “Il procuratore ha detto che gli farebbe piacere venire a Caivano. Ecco, io credo nella sinergia tra carabinieri, polizia, magistratura, Chiesa e cittadini”. Intanto la Commissione parlamentare Antimafia ha già fatto sapere che presto sarà qui. “Si muore generalmente perché si è soli”, scriveva Giovanni Falcone.
La scorta oggi è garantita a tutti ma non a don Maurizio Patriciello
Lo sfogo degli agenti ‘bodyguard’: qui in ufficio non si parla d’altro, il prete anticlan va protetto e subito. L’ex segretario del Silp Tommaso Delli Paoli: “Un tempo era un servizio d’elite riservato a pochi”